Giorgio MorinoAlla fine ha dovuto cedere. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha annunciato la candidatura della città di Milano per le Olimpiadi del 2024, lasciando Roma nel dimenticatoio ad affrontare una nuova cocente delusione. 'Miss prima della classe', Virginia Raggi, sindaco della 'città eterna', ha avuto quel che tanto aveva agognato: una 'bega' in meno per le sue 'incompetenze gestionali'. Non basta andare alla festa del M5S a Palermo e urlare in modo sconclusionato: "Roma è bella, bella, bella" come Amanda Sandrelli in 'Non ci resta che piangere'. Bisogna anche lavorare per rendere la capitale d'Italia davvero attraente. Serve a poco fare diecimila discorsi di opportunità politica, problemi di debito, carenze nelle infrastrutture urbane, che basterebbe solo un pizzico di buona volontà e competenza per risolverle. Il punto e questo: quasi 5 miliardi e mezzo di euro, che avrebbero potuto essere investiti in maniera oculata, con un'adeguata sorveglianza sulle gare d'appalto, erano una 'manna' per la capitale e per il Movimento 5 Stelle. Ma il pensiero demagogico del "il sistema è corrotto: diciamo di no a tutto per combatterlo, dal momento che noi siamo i più buoni e bravi di tutti" finisce col 'cronicizzare' i problemi, anziché avviarne la soluzione. Non è un mistero che il deficit del comune di Roma sia un'abisso di cui non si vede quasi il fondo: ciò non si può discutere. Tuttavia, sarebbe stato assai utile utilizzare delle risorse 'esterne' per avviare alcuni lavori di riqualificazione urbana che non solo sono necessari, ma azzarderemmo urgenti, piuttosto che chiudere le porte a qualunque tipo di possibilità. Però, per costruire quella 'boiata' del Grab (il Grande raccordo anulare delle bici, ndr), un buon progetto sulla 'carta', ma che non tiene conto proprio di quei quartieri di Roma più densamente abitati che trarrebbero giovamento da un'opera simile, i denari ci sono. Non solo: bisogna anche mettere i 'bastoni' tra le 'ruote' a un gruppo di imprenditori stranieri che vorrebbero riqualificare una zona come quella di Tor di Valle (per chi non fosse romano e non conoscesse il 'rione' in qauestione, si tratta di una 'cloaca a cielo aperto' adiacente a un quartiere residenziale dove i miasmi di escrementi provenienti dal depuratore fanno letteralmente 'gioire' le narici dei residenti), proponendo opere moderne e un ampliamento delle infrastrutture viarie (via del Mare, via Ostiense e prolungamento della linea 'B' della metropolitana sino a Ostia) completamente a carico del privato. Al solo pensiero che dietro a una decisione così miope ci sia l'intento demagogico di un comico di quart'ordine, che ha smesso di far ridere sin dagli anni '90 e, trovandosi disoccupato, ha scelto la via della politica (tanto, sempre di comici si tratta) viene il 'voltastomaco'. Se l'idea era quella di riportare la città dei 7 colli nell'oscurantismo medievale, senza spinte innovatrici, allora possiamo affermare che l'obiettivo è stato raggiunto. Arrivederci, Roma.


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