Giuseppe LorinQuando i maestri del cinema italiano riconoscono la validità del tuo impegno nella 'settima arte' con il tuo primo cortometraggio, ti senti in 'paradiso' e non vorresti più scendere da lì. 'La viaggiatrice' di Davide Vigore è stato infatti selezionato per partecipare alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia ed è in concorso per conquistare il premio come 'Miglior cortometraggio', che verrà consegnato dal  presidente di giuria, il regista Ferzan Özpetek. Siciliano di Enna, Davide Vigore è un regista e  sceneggiatore che si è formato professionalmente presso il 'Centro sperimentale di cinematografia-Scuola nazionale di cinema'. E 'La viaggiatrice' è il suo primo cortometraggio realizzato al di fuori del proprio ambiente 'formativo'. Il film racconta dell'eventuale possibilità di rubare la giovinezza a una ragazza, o almeno di 'assorbirla'. È la storia di una straniera, che lavora presso la casa di una signora anziana. La sua condizione e il suo ritmo di vita è scandito dallo stesso ritmo di vita della propria assistita. Quindi, ella perde la sua giovinezza senza accorgersene. Ma sarà proprio la signora a farle capire l'importanza di anni che vanno vissuti intensamente. Il soggetto e la sceneggiatura sono stati scritti dallo stesso regista, il quale ha cercato di affrontare una tematica dagli alti e nobili valori morali, mentre la fotografia è di Daniele Ciprì, David di Donatello e Nastro d'Argento e la colonna sonora é di Silvia La Porta. Nel cast vi è un'attrice francese di origini arabe, Eurydice El-Etr, oltre alle italiane Serena Barone, Ada Totaro e Lorenza Denaro. Il film è prodotto dall'associazione 'Don Bosco 2000' e dalla società di produzione 'Amira 3', con il contributo del ministero dei Beni Culturali (Mibact). Si ricorda che il progetto del film 'La viaggiatrice' ha vinto il bando 'Migrarti' indetto dal ministero, classificandosi ottavo in graduatoria tra circa mille progetti, accedendo cosi al contributo che ha permesso la realizzazione di ciò che proprio quest'oggi, 4 settembre 2016, viene proiettato al Lido di Venezia in anteprima assoluta.

Davide Vigore, quali sensazioni ha provato alla notizia della scelta del suo cortometraggio per la partecipazione alla 73esima Mostra del cinema di Venezia?
"Sono molto emozionato e molto felice: una condizione che non mi capita molto spesso. Credo sia il modo migliore per ripagare mesi di duro lavoro, notti insonni e difficoltà varie. Quindi, mi godo questo momento: essere a Venezia assieme ai registi che mi hanno ispirato è una piacevole sensazione. Sarà un momento di confronto importante per me".

Che significato ha un cortometraggio rispetto a un film vero e proprio, per chi si è diplomato al Centro sperimentale di cinematografia?
"Io credo che il cortometraggio sia una forma artistica molto valida. Non lo vedo come un limite, o un ripiego per l'impossibilità di fare un film. Credo che il cortometraggio sia tra le strutture narrative più complesse. Grandi colleghi illustri, per lo più stranieri, decidono di girare un 'corto' in 'proprio' perché vogliono raccontare una storia in 15 minuti. Il 'corto', dato che non è legato a un circuito distributivo, ti dà anche una sorta di libertà di espressione. Sono convinto che per un giovane regista il cortometraggio possa significare anche un banco di prova, di allenamento, per un potenziale lungometraggio. Per me, vale lo stesso, anche se io decido di fare un 'corto' per sperimentare. Per quanto riguarda il Centro sperimentale di cinematografia, è stato molto utile, poiché mi ha fatto capire esattamente cosa 'non' dovevo fare, una volta uscito dalla scuola".

Quando hai compreso la professione che volevi intraprendere?
"A sedici anni organizzai un laboratorio di cinema presso il Liceo delle Scienze umane di Enna, che allora frequentavo. Nel giro di due anni mi ritrovai a realizzare, in qualità di sceneggiatore e aiuto regista, due lavori: 'Compito in classe' e 'Cosa c'è ke nn va'. Di quest'ultimo, s'interessò il ministero della Pubblica istruzione, facendolo diventare un 'progetto-pilota' per gli Istituti superiori italiani in quanto messaggio di riflessione per i giovani studenti. Quel 'videoclip' ottenne alcuni premi nazionali e internazionali, tra cui il 'Flawer Film Festival' di Perugia, il film festival 'Cortiamo' e il prestigioso 'Premio Telethon'. A quel punto, ho compreso che le tematiche verso cui ero 'portato' erano soprattutto quelle relative al disagio giovanile".

E dopo queste prime esperienze?
"Nel 2008 ho incontrato il regista Giampaolo Cugno per la realizzazione, in qualità di assistente alla regia, del film 'La bella società', prodotto da Medusa, con Giancarlo Giannini, Raul Bova, Maria Grazia Cucinotta, Enrico Lo Verso e Anna Safroncik. Nell'estate  del 2009 ho allora preso l'iniziativa di fondare l'associazione  culturale 'Visco', finalizzata a curare, in modo particolare, la produzione e la divulgazione dell'arte cinematografica. Nel 2010 ho ottenuto l'incarico di docente coordinatore dall'Istituto industriale di Piazza Armerina. Dopo un ciclo di lezioni teoriche, insieme ai miei allievi mi sono adoperato per la preparazione di un 'mediometraggio' dal titolo 'Amira', che trattava tematiche relative all'integrazione sociale e la tolleranza razziale. 'Amira' ha partecipato ad alcuni dei festival più importanti: il 'Festival internazionale di frontiera'; il Festival internazionale di Fano; la rassegna 'Visioni italiane' e il festival 'Aci Bonaccorsi'...".

Nel 2011 hai poi realizzato 'I lamenti del convento'...
"Esattamente: si trattava di un lavoro che aveva la finalità di valorizzare le emergenze architettoniche e le tradizioni popolari di un antico centro dell'entroterra siciliano. Un 'mix' tra realtà, leggenda e tradizioni".

Eppoi fu il momento di 'Italia', non è così?
"Sì: tra il marzo e l'aprile 2011, in occasione dei festeggiamenti per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Un progetto nato grazie alla collaborazione tra l'Ente regionale per il diritto allo studio universitario (Ersu), che ha prodotto l'opera e la Prefettura di Enna. Il docu-fiction si intitolava, appunto, 'Italia'. Lo presentai ufficialmente il 2 giugno 2011: è un lavoro di cui vado, ancora oggi, orgoglioso...".

Puoi raccontarci tu stesso cosa hai fatto in seguito?
"In seguito, ho assunto l'incarico di direttore e docente del Corso specialistico di cinematografia presso l'università 'Kore' a Enna. Verso la fine del 2011, in occasione della manifestazione 'Cortocircuito nella comunicazione' presentai il mediometraggio 'CortoCircuito', scritto proprio così: tutto 'attaccato'. Nello stesso periodo, con la Euno Edizioni, ho anche pubblicato un libro, intitolato: 'Per un'educazione interculturale'. Si trattava di un lavoro tratto dal film 'Amira'. Nel 2012 ho poi fondato la società cinematografica 'Amira Produzioni' e ho iniziato a frequentare il Centro sperimentale di cinematografia, la sede siciliana ovviamente. Nello stesso anno, ho scritto e diretto, assieme a Cecilia Grasso, lo spot 'Frammenti', per il comune di Savoca, in provincia di Messina e il cortometraggio: 'Ego te absolvo'. Nel 2013 ho partecipato anche all'avventura di un film 'collettivo', prodotto dal Centro sperimentale di cinematografia e intitolato: 'Appunti per un film'. In quell'occasione, ho potuto collaborare con il regista 'pluripremiato' Pietro Marcello. Sempre nel 2013 ho scritto e diretto il videoclip 'Li culura' del cantautore siciliano Mario Incudine e lo spot per l'Enel 'Ciaula scopre la luna'. Poco dopo, ho presentato il documentario: 'Chi vuoi che sia': un lavoro tra i più complessi, che trattava dei problemi delle 'coppie di fatto', in questo caso la coppia Massimo e Gino, girato nello storico quartiere di Ballarò di Palermo. Fu un lavoro difficile, ma ne valse la pena: oggi risulta essere tra i 20 documentari italiani più premiati di sempre...".

Insomma, dopo tutta questa 'gavetta', stai finalmente emergendo? Ti stai affermando?
"Questo non saprei dirlo. Di certo, provengo da un'esperienza di duro lavoro. I riconoscimenti fanno senz'altro piacere, ma la vera soddisfazione è quella di aver percorso un cammino, personale e professionale, ricco di soddisfazioni. Anche per questo voglio ricordare i miei lavori più recenti: '1963: quando a Palermo c'erano le lucciole', girato in occasione del 50esimo del 'Gattopardo' e presentato al Festival internazionale di Taormina, un ritratto della Palermo anni '60 che, proprio in quegli anni, iniziò a perdere il suo 'volto' millenario per trasformarsi in un agglomerato affascinante e imperfetto, dove la cultura e la ricchezza coabitano con l'analfabetismo e la povertà del sottoproletariato; e il film 'Fuorigioco', dedicato alla vicenda dell'ex-calciatore Maurizio Schillaci, cugino del più noto Totò di 'Italia '90', che ha ottenuto grandi consensi di critica e pubblico. Insomma, questo è stato il mio percorso. E oggi sono felice di essere a Venezia".


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