Michela ZanarellaFeriti, lutti e tanta sofferenza. Ogni anno, migliaia di italiani perdono la vita mentre sono alla guida, anche se i 'sinistri', negli ultimi tempi, sono progressivamente diminuiti, benché risultino più 'gravi'. Infatti, dopo un quindicennio di 'calo', sono tornate a salire le vittime: 3419 nel 2015; nel 2014 erano state 3381. Queste cifre mostrano un quadro in cui è evidente la violenza degli 'impatti', con un incremento dei feriti gravi, che si aggira intorno al 6%. I dati Istat, incrociati a quelli dell'Aci, fanno emergere una riduzione degli incidenti pari all'1,8%, del 2% quello dei lesionati, ma un incremento dell'1,1% dei morti. Altro punto da tenere in considerazione: crescono gli scontri sulle autostrade. E' la città a mantenere il primato di luogo più pericoloso, con il 70% dei casi tra incidenti e feriti e oltre il 40% dei decessi. Con una media di 9 defunti al giorno, il nostro territorio non è affatto sicuro e non riesce a rispettare il programma d'azione della Comunità europea, che prevedeva il dimezzamento delle vittime tra il 2010 e il 2020. Sono aumentate le infrazioni. La 'distrazione' è una delle cause principali. Lo 'smartphone' è l'oggetto che induce il guidatore a commettere azioni irregolari: ben 48.524 le infrazioni rilevate nel 2015. Non si usa l'auricolare e, spesso, si parla al cellulare o addirittura si 'chatta', senza pensare che si rischia di creare un danno irreparabile per la propria esistenza o a quella degli altri. Tra le follìe più recenti, anche la moda del 'selfie' non è da sottovalutare. La tendenza a non utilizzare apparecchi in 'viva-voce', tenendo così impegnate le mani e togliendo lo sguardo dalla traiettoria da seguire, tende a ridurre il tempo di frenata. Ed ecco che 'scatta', regolarmente, il 'tamponamento'. Purtroppo, secondo uno studio 'Doxa Direct Line', risulta che un italiano su due non rinuncia al cellulare alla guida. Eppure, esiste la multa, ma i 169 euro di contravvenzione e i 5 'punti' decurtati dalla patente non sembrano essere un deterrente. Cogliere in flagranza di reato l'automobilista non è così semplice, anche se la polizia sta sperimentando il 'Telelaser', per verificare a distanza chi usa il telefonino. L'Asaps, l'associazione 'Amici della Polizia stradale', propone invece il ritiro della patente con sospensione da 1 a 3 mesi alla prima violazione, oltre al sequestro, come fermo amministrativo dell'oggetto. Una soluzione che, per quanto drastica, potrebbe incentivare l'attenzione. Ma la situazione in Europa? Nel 2015, sono state 26 mila le vittime per incidenti stradali, esattamente come nel 2014. Il rapporto annuale sulla sicurezza stradale non porta alla luce miglioramenti: i morti non calano e i costi 'lievitano'. E' come se l'Unione europea avesse speso quasi tutto il suo bilancio per rispondere all'emergenza. L'Italia è seconda per gli incidenti stradali mortali. Il primo posto sul 'podio' spetta alla Francia, che da anni detiene il primato. La Germania nella graduatoria è terza, poco dopo di noi, mentre la Svezia risulta il Paese più sicuro. In Europa si muore prevalentemente in città: il 55% delle vittime, di cui il 16% sono giovani di età compresa tra gli 0 e i 24 anni. Una buona parte di chi cessa di vivere fa parte della categoria dei 'pedoni': ben il 39%, seguiti dai conducenti di mezzi a due ruote (31%). E tutto questo produce una spesa per la società intorno ai 100 miliardi di euro, divisa in riparazione dei danni, cure mediche, riabilitazioni. C'è da dire, però, che le strade europee restano le più sicure al mondo. Il tasso di mortalità per milioni di abitanti, pari a 51, è molto al di sotto di quello degli Stati Uniti: 106. E ancora più basso rispetto a quello mondiale: 174. Dal 2001 al 2010, il numero delle vittime era sceso del 43%, ma poi negli anni successivi c'è stato un drastico cambio di rotta. E' necessario, pertanto, un intervento mirato e sostanziale di tutti gli 'Stati-membri' della Ue per contrastare l'allarme sulle strade europee. Bisogna insistere e intensificare le campagne informative e di sensibilizzazione, in particolare tra le nuove generazioni, che saranno gli automobilisti del futuro. Se l'Aci diffonde l'iniziativa #Guardalastrada contro le 'negligenze' alla guida con un linguaggio chiaro, semplice e diretto, è proprio per far crescere la consapevolezza dei rischi che si corrono, poiché si muore ancora troppo sulle strade e, a volte, si potrebbero evitare certe tragedie se, una volta saliti sulle nostre autovetture, si pensasse solo a guidare e basta, con la dovuta prudenza. La 'distrazione da smartphone' è diventata la prima causa di morte: una vera e propria trappola letale. Dunque, è ormai indispensabile educare le persone a una conduzione corretta del veicolo, senza l'uso di cellulari e apparecchi tecnologici. Altro elemento da considerare: la manutenzione del mezzo di trasporto e delle strade. E' vero che la crisi economica ha ridotto le risorse per far fronte alla sicurezza, ma non si può viaggiare in condizioni precarie o su asfalti malandati. La Svezia, in questo, insegna: ha aumentato le zone pedonali, bandite alla circolazione automobilistica e ha potenziato le strade a tre corsie riservando quella centrale al sorpasso, privilegiando in tal modo la tutela della vita rispetto alla velocità o alla convenienza economica. Il Governo italiano dovrebbe prendere esempio, ma visto che i fondi sono spesso carenti o del tutto assenti, prima di partire controlliamo l'auto, spegniamo il cellulare e concentriamoci sulla mèta da raggiungere. Perché il più delle volte è solo colpa nostra se non riusciamo a staccarci dal 'telefonino', mettendo in pericolo la nostra esistenza e quella altrui.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio