Michela ZanarellaVivono per strada, spesso agli angoli dei marciapiedi. Alcuni per scelta, altri perché la vita li ha portati a una condizione tale da non poter agire diversamente. Sono gli 'homeless', i senza fissa dimora: una realtà in crescita. Se ne contano sempre di più e provengono da diverse estrazioni sociali. La maggior parte si rivolge alla Caritas per il servizio di mensa o per un'accoglienza notturna, ma alcuni non fanno riferimento a nessuno e preferiscono rimanere ai margini, senza la minima assistenza. Si concentrano prevalentemente nelle grandi città: Roma e Milano ne accolgono quasi 20 mila, seguite da Palermo, Firenze, Torino e Napoli. Il 15,2% si trova nella capitale. Circa 40 mila sono uomini, mentre le donne sono quasi 8 mila, metà delle quali straniere e con un'età media intorno ai 45 anni. La situazione femminile è molto complicata, in quanto molte sono costrette a subire violenza, oltre a vivere il problema della prostituzione. Per non parlare delle più anziane, che rischiano di ammalarsi facilmente, vivendo perennamente all'aperto, anche nelle stagioni più rigide. Un quadro drammatico, che fa emergere come tra i 'clochards' vi siano anche tanti giovani, che si ritrovano per strada dopo una separazione, un divorzio o dopo aver perso il lavoro. La crisi economica ha provocato gravi danni: molti ragazzi disoccupati faticano a uscire dallo status di povertà e a reinserirsi nella società. Si attiva così una cronicità che non fa altro che aggravare la situazione, già di per sé preoccupante. E le loro storie parlano di immigrazione, droga, dipendenze, ma anche di altri fattori legati all'incertezza verso il futuro. C'è chi semplicemente non ha più uno stipendio, una casa e non sa dove andare. Secondo l'ultimo rapporto dell'Istat, si stimano oltre 50 mila persone senza dimora: il 38,7% si trova nel Nord-ovest; il 23,7% al centro e il 9,2% nelle isole. Rispetto al 2011 c'è un incremento al sud: si è passati dall'8,7% all'11,1%; in calo, invece, al Nord-est, dal 19,7% si arriva a un 18%. La distribuzione nel territorio è legata all'offerta dei servizi, oltre che alla concentrazione delle persone nelle aree centrali. L'85,7% della popolazione 'invisibile' è, quindi, di genere maschile: il 75,8% ha meno di 54 anni, anche se l'età media è aumentata. Solo un terzo ha conseguito il diploma di scuola media superiore e più della metà è costituita da stranieri (58,2%). Cresce la percentuale di chi vive da solo, dal 72,9% al 76,5%, mentre è in calo chi ha un partner o un figlio, dall'8% al 6%. Più della metà non si è mai sposato: il 51%. Si sono allungati i tempi in cui si vive senza dimora: ben il 41,1% vive per strada da oltre due anni. Il 21,4% ha superato i 4 anni. Prima di diventare 'senzatetto', i due terzi di queste persone abitavano in una casa di proprietà, mentre il 15,7% era ospite di parenti o amici. Il 18,9% viveva in un campo nomadi, in un alloggio occupato o in un istituto per minori. Quasi il 7% non ha mai avuto una casa. Il 28% ha dichiarato di lavorare, seppur in modo non stabile e continuativo: si tratta, per la maggior poarte dei casi, di occupazioni saltuarie, a breve termine, senza una qualifica specifica, in particolare nel settore delle pulizie, come addetto al carico o scarico delle merci, come lavavetri o lavapiatti, come muratore o bracciante. La differenza tra stranieri e italiani occupati è minima: un 28,7% contro un 27,2%. E' in aumento, tuttavia, il numero di chi non ha mai lavorato: si passa da un 6,7% a un 8,7%, con la prevalenza di chi è extracomunitario. Il guadagno medio è stabile e si aggira sulle 300 euro mensili, anche se è leggermente più alto per gli italiani: 319 euro rispetto ai 311 degli stranieri. Anche l'Europa segue la scia dell'Italia. Il problema accomuna le principali città del vecchio continente ed è la stagnazione economica a causare il picco dei 'senza dimora'. Si stima che ogni notte, nell'area dell'Unione europea, circa 410 mila persone dormano per strada o in sistemazioni temporanee. Solo la Germania ne contava 284 mila nel 2012, ma secondo indagini più aggiornate, il numero è cresciuto in quasi tutti gli Stati membri, con l'esclusione della Finlandia, l'unica a vedere un'inversione di tendenza. La progressiva emarginazione di molti è dovuta a una concatenazione di eventi traumatici, fattori economici, affettivi, disabilità o malattie. Un percorso composto da autentici drammi, senza possibilità di recupero. Difficoltà che sono peggiorate nel tempo, fino a scardinare ogni minimo tassello dell'equilibrio individuale delle persone. Realtà di solitudine e sofferenza che non possono essere lasciate in sospeso o dimenticate nell'indifferenza, mentre la vita scorre. In Italia esiste un documento per il contrasto all'emarginazione adulta, stilato in collaborazione con il ministero delle Politiche sociali e delle 12 città metropolitane, che invita a sperimentare modelli innovativi. Un esempio di questo è 'l'housing first', l'accesso dei senzatetto ad appartamenti indipendenti. Questo sistema, applicato con successo a New York, potrebbe ridurre notevolmente il numero delle persone che dormono per strada, avvolte nei cartoni o nei fogli di giornale, anche nel nostro Paese. Alcune città si sono già attivate per poter testare questa pratica. A Padova, attraverso il progetto 'La strada verso casa', in partnership con la Caritas, una parrocchia si è messa a disposizione con due appartamenti in comodato d'uso gratuito. Un'alternativa concreta che mira ad ampliare gli spazi di accoglienza per chi vive nel disagio. A Napoli, da una canzone di Pino Daniele prende forma 'Jesce juorno', un'area di sostegno per gli ultimi che mette a disposizione uno sportello di ascolto, consulenza legale e tutela dei diritti, una biblioteca, un internet point, uno spazio per i laboratori creativi. Questi ambienti, però, non sono sufficienti: servono altri spazi e altri fondi per realizzare esperienze di aiuto che possano coprire tutto il territorio. Inoltre, gli 'Help center' delle stazioni ferroviarie sono solo una piccola risorsa per far fronte all'emergenza. Deve quindi continuare il piano di prima assistenza e di interventi sociali: urge un maggiore impegno delle istituzioni per prevenire e ridurre lo status dei senzatetto, fino a eliminarlo gradualmente, garantendo il diritto a un alloggio. I fondi pubblici sono pochi e a farsi carico della situazione sono i privati e le associazioni di volontariato, che erogano servizi di soccorso e accoglienza, senza alcun aiuto dello Stato. Tra l'altro, di questo argomento se ne parla sempre troppo poco o quando succede qualcosa di irreparabile. Invece, bisognerebbe occuparsene di più, perché chi vive sotto i ponti o dentro un cartone è un affare che ci riguarda. Per riportare l'attenzione su questo fenomeno, l'attore Richard Gere ha scelto di calarsi nei panni di un clochard nel film 'Gli invisibili', diretto da Oren Moverman. Anche il cinema può fare la sua parte, ma sta a ognuno di noi, nel limite delle proprie possibilità, tendere la mano senza voltare le spalle.


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Fabrizio Federici - Roma/Italia - Mail - giovedi 4 agosto 2016 15.52
Brava, Michela, ottima analisi.E' la prima, approfondita, che leggo su questa vera piaga sociale. Mandala senz'altro almeno a Comune, Caritas e Presidenza del Consiglio!


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