Adriano Sofri è il
mandante dell’omicidio politico di un commissario di pubblica sicurezza:
Sofri per la giustizia italiana è
colpevole.
Da questi dati di fatto oggettivi e inconfutabili deve partire ogni riflessione sulla grazia al leader di quella che fu
Lotta Continua e, di conseguenza, sottolineare come la grazia si richiede ed eventualmente si concede ai colpevoli, in quanto per gli innocenti si richiede quando esistono nuove prove che possano dimostrare l’innocenza del condannato,
la revisione del processo.
La Lega Nord e il ministro Castelli, con chiarezza e coerenza, sono
contro la grazia per Adriano Sofri. Lo diciamo senza fare
barricate ideologiche, lo diciamo perché sono passati solamente sette anni di espiazione della pena all’interno delle carceri di questo Paese per il mandante di un omicidio politico, lo diciamo perché non si è fatta chiarezza su cosa è successo in quegli anni e perché Sofri e coloro i quali erano con Sofri non si assumono
la responsabilità politica di essere stati il brodo di coltura per quello che è stata poi la stagione del terrorismo politico comunista.
Nello stesso tempo, diciamo che questa scelta
non tocca a noi: non tocca al Parlamento e alla Lega Nord decidere se dare la grazia o meno ad Adriano Sofri.
Spetta al Presidente della Repubblica, come previsto dalla Costituzione italiana. La Lega, poi, fa un altro ragionamento:
siamo disponibili a modificare la Costituzione per rimettere totalmente e senza equivoci nelle mani del Presidente della Repubblica il potere di concedere la grazia. Previsione, questa, contenuta nella
modifica costituzionale approvata dal Senato della Repubblica e che in questi giorni si sta discutendo
alla Camera concernente
la devolution, il federalismo, i nuovi poteri del premier e i nuovi poteri del Presidente della Repubblica. Una posizione
limpida e razionale, che ci ha portato ad opporci alla
legge Boato, una legge ordinaria che avrebbe violato la Costituzione e che avrebbe rappresentato
una insopportabile scorciatoia, con tutte le caratteristiche del provvedimento legislativo disegnato e congegnato per una sola persona:
Adriano Sofri.
Per fortuna, la sovranità dell’aula di Montecitorio ha fatto giustizia di questi tentativi e ha rimesso la questione nelle mani dell’unico vero attore protagonista di questa vicenda, vale a dire
il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Il Presidente Ciampi si assuma, di fronte ai cittadini di questo Stato,
la responsabilità di concedere la grazia al mandante di un omicidio politico. Con le regole attualmente in vigore, anche se rese poco chiare da una prassi che da decenni consente al Ministro della Giustizia
un forte potere di interdizione, lo può già fare, e se
il ministro Castelli ritiene di non controfirmare l'atto si vada
davanti alla Corte Costituzionale, che in questo Paese serve a decidere
i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato. Se non si ha il coraggio politico e istituzionale di compiere questo gesto,
occorre modificare la Costituzione ed è ciò che si sta facendo in Parlamento.
Il Ministro Castelli non ha fatto niente altro che
rispettare la prassi consolidata, esprimendo il suo diniego ad un provvedimento di grazia che avrebbe assunto
i connotati di una sentenza di sfiducia nei confronti della giustizia italiana, di una superficiale
dimenticanza di ciò che furono
gli anni di piombo e del
ruolo cultural-ideologico che rappresentò Lotta Continua, di una
resa nei confronti di un movimento di opinione tanto trasversale ed elitario, quanto
minoritario nella coscienza dell’opinione pubblica.
Rispetto la scelta di Adriano Sofri di non richiedere la grazia, rappresenta
il segno che il suo percorso di vita è
distante anni luce dalla superbia e dell’arroganza di personaggi come Cesare Battisti. Chiedo altrettanto rispetto a favore di chi si batte
per la memoria delle vittime del terrorismo e per
un’assunzione seria delle responsabilità politiche di quel buio periodo della nostra storia. Non servono
le scorciatoie, non servono al Paese, non servono
nemmeno ad Adriano Sofri.
Parlamentaqre della Lega Nord