Michela ZanarellaIl 60% degli italiani è sovrappeso. Sono oltre 100 mila in più ogni anno e le cifre non mostrano alcuna inversione di tendenza. E' una questione molto seria, che costa 9 miliardi di euro tra spese sanitarie, scarsa produttività e mortalità precoce. I dati Istat già segnalavano una realtà allarmante nel periodo compreso tra il 2001 e il 2010, con una crescita della popolazione 'cicciona' di circa due milioni. Non si tratta solo di un fattore estetico: l'obesità è una vera e propria malattia, da non sottovalutare. Secondo la definizione dei 'Centers for disease control and prevention', una persona è da considerarsi obesa quando l'indice di massa corporea è uguale o maggiore a 30. Ovvero, quando per esempio un individuo alto 1 metro 75 centimetri supera i 90 chilogrammi. L'eccesso di peso incide sul rischio diabete, oltre alle malattie cardiovascolari e ad alcune forme di tumore. Essere obesi provoca un impatto negativo non solo per il benessere fisico, ma anche su quello psicologico. Diventa difficile compiere delle semplici azioni e ciò riduce le funzionalità sociali, peggiorando notevolmente la qualità della vita: 1 obeso su 3 non riesce a salire una rampa di scale o a chinarsi; 1 su 5 percorre con difficoltà 200 metri; la maggior parte di loro non è più in grado di vestirsi, lavarsi, alzarsi da una sedia. Se, da un lato, il quadro nazionale appare inquietante, non migliora nel resto del mondo: sono 640 milioni le persone sovrappeso. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica 'The Lancet'. L'alimentazione spesso errata, unita a una vita sedentaria, con una mancanza di attività fisica e senza un controllo dietetico sono tra le cause principali dell'obesità. E così, 1 adulto su 8 ne soffre. E si prevede che, nel 2025, si arriverà a toccare un picco esponenziale. Majid Ezzati, l'epidemiologo che ha coordinato lo studio presso l'Imperial college di Londra ha fatto emergere che ci saranno più donne gravemente obese che donne sottopeso. Siamo di fronte a un'epidemia ed è necessario che i Governi si attivino per proteggere la salute dei cittadini. I dati raccolti fanno riflettere: quarant'anni fa si contavano 105 milioni di obesi, mentre nel 2014 sono stati superati i 600 milioni. Questo è indice di qualcosa che non va nello stile di vita delle persone: è cambiata l'alimentazione a livello globale, in particolar modo dei Paesi maggiormente industrializzati, che vivono nel benessere, oltre a quelli che negli ultimi anni hanno visto un progressivo miglioramento economico. I ricercatori hanno rilevato la presenza di ben 266 milioni di uomini obesi e di 375 milioni di donne, un problema che tocca sia il mondo maschile che femminile, con una prevalenza per quest'ultimo. Ad affrontare il tema, un libro dell'analista filosofa, Domitilla Melloni, che nel suo 'Forte e sottile è il mio canto. Storia di una donna obesa', edito da Giunti, ci racconta la propria esperienza in una forma di scrittura che si sviluppa tra romanzo, autobiografia e saggio. Pagine di diario, che vanno oltre la testimonianza diretta e diventano racconto potente di una delle malattie più scomode del nostro tempo. Dalla letteratura si ritorna all'attualità con l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ci segnala una classifica in cui il primato dei più grassi al mondo va agli abitanti delle Samoa Americane, con un 93,5% della popolazione; medaglia d'argento allo Stato insulare delle Kiribati, un arcipelago dell'Oceania con l'81,5%; terzo posto agli Stati Uniti, noti per la pessima cultura alimentare. Un report, insomma, che non fa altro che confermare come l'obesità sia dilagante. Ad aggravare il tutto anche la tendenza diffusa alla malnutrizione, sia per chi è sovrappeso ma anche per chi soffre la fame. Una gravità a due facce, che mostra una nuova 'normalità' sconcertante. Il '2016 Global Nutrition Report', che ha coinvolto 129 nazioni, evidenzia questo drammatico spaccato, con un aumento dei tassi di obesità e sottonutrizione. Se, da una parte, alcuni Paesi stanno facendo progressi per ridurre la fame, dall'altra non c'è un intervento adeguato per contrastare il problema inverso. Per quanto riguarda i bambini sotto i cinque anni, la forbice tra chi è in sovrappeso e chi è sottopeso si sta avvicinando rapidamente. In Italia, 1 bambino su 10 è obeso. E le percentuali preoccupanti potrebbero subire un incremento notevole. Un trend negativo che appartiene anche all'Europa. La maglia nera spetta all'Irlanda, dove gli under 18 sovrappeso sono il 27,5%; a seguire l'Inghilterra, con il 23,1%; l'Italia è a metà classifica con un 10,2% dei suoi giovani abitanti. Ma quali sono i fattori di rischio nell'infanzia? Il cibo spazzatura e i piatti ipercalorici, la scarsa educazione nutrizionale delle mamme e la sedentarietà sin dai primi mesi di vita non fanno altro che determinare uno status critico della salute dei più piccoli. E' per questo che servirebbe una politica preventiva, tenendo conto dell'importanza del controllo del peso del corpo che segua un'alimentazione sana, facendo sport. La lotta all'obesità è una sfida globale, che coinvolge tutte le fasce di età: è utile una politica efficace, che possa ridurre notevolmente le cifre e che porti alla consapevolezza di quanto sia necessario attuare interventi immediate, al fine di risolvere il problema. Rendere i cibi salutari più economici e accessibili è il primo passo, ma non basta. Il cambiamento, bisogna volerlo.


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