Silvia MattinaTutti possono ballare. Uno slogan molto diffuso nell'America degli anni '80 del secolo scorso, che ha il sapore di una sfida per la compagnia Joint Forces Dance Company (Jfdc) del coreografo Alito Alessi, l'artista che ha coniato il termine "DanceAbility" per rappresentare un tipo di danza basata su movimenti d'improvvisazione. Questo gruppo istituì il suo primo workshop nel 1987, anno in cui Alito Alessi ha inziato a insegnare presso la scuola internazionale di 'DanceAbility', per poi esportarne la filosofia e l'insegnamento in molte altre città del mondo, quali Trier (Germania), Buenos Aires, Milano, Amsterdam, Vienna ed Helsinki. La democratica e rivoluzionaria danza delle abilità non consiste solo nell'impartire passivamente dei dettami in campo strettamente artistico, ma negli anni ha seguito un'interessante evoluzione, con ricadute anche in campo educativo, come dimostra la creazione, nel 1995, del 'The youth outreach program'. Tra gli obiettivi del programma, vi è una particolare attenzione ai più giovani e allo sviluppo di nuove forme di sensibilità e conoscenza della disabilità, oltreché del suo potenziale. La presentazione di una visione comune e democratica del concetto di danza è avvenuta di recente a Roma, in occasione del Festival di teatro al limite 'Fuoriposto', organizzato dall'Associazione 'FuoriContesto'. Lo spirito che anima il festival 'FuoriPosto' è in linea con la concenzione della 'DanceAbility': ovvero, l'esigenza di superare limiti e confini del teatro tradizionale. I luoghi sono i più disparati: mercati, centri sociali e culturali, monologhi sugli autobus e così via. L'esigenza è quella di far uscire il teatro dal suo 'ghetto autoreferenziale', come ci ha spiegato la direttrice artistica di FuoriPosto, Emilia Martinelli, per "condividere un percorso di bellezza". La 'DanceAbility' è stata, infatti, il tema principale di questa edizione della manifestazione: "Il pubblico viene portato dentro a questa relazione", ha affermato la presidente di Choronde Progetto Educativo, Susanna Odevaine, "in quanto l'associazione ha l'intenzione di coinvolgere la parte culturale della città, cercando finanziamenti dalle istituzioni locali e portando a conoscenza, nel quotidiano, tale nuova idea di movimento. Il concetto di inclusione dev'essere posto alla base della società, motivo per il quale in questo progetto sono coinvolte numerose scuole primarie e dell'infanzia. La difficoltà di accettare la disabilità diviene, dunque, il prodotto di un processo di omologazione, che induce la società a pensarla allo stesso modo e nei medesimi tempi. La cultura dovrebbe spezzare queste catene e liberarci dai canoni imposti in favore di un vivere sociale, a partire dalle scuole dell'infanzia". Abbiamo dunque voluto incontrare il creatore della 'DanceAbility', il ballerino e coreografo americano Alito Alessi, per farci spiegare questa nuova 'filosofia del corpo' in quanto "art to be togheter" e non pura e semplice riabilitazione terapeutica dei disabili. Secondo Alessi, le problematiche fisiche non devono costituire un problema o una barriera, come invece la società è portata a credere attraverso messaggi sbagliati e intrisi di pregiudizi. La comunicazione proposta è un percorso fisico, che si basa sull'improvvisazione e l'abbandono degli stereotipi imposti dalla società, per imparare ad avere realmente fiducia negli altri e ad accettare pienamente se stessi e la collettività. Bisogna ritrovare il vero senso perduto della comunità e della condivisione, che nella 'DanceAbility' è rappresentato dallo scambio simbolico tra identità e quei dispositivi mobili, come per esempio la stessa sedia a rotelle, che non sono portatori di discriminazione, bensì parte integrante della coreografia ideata dai ballerini stessi. In ogni caso, durante i suoi corsi, Alessi ricrea il prototipo di una piccola società nella quale tante persone, con diverse storie, interagiscono, trovando il proprio 'minimo comune denominatore' seguendo quattro elementi fondamentali: la percezione delle sensazioni, che connette le persone tra loro e l'ambiente; l'esperienza dell'ascoltare il proprio corpo, cioè la relazione del corpo che si muove e comunica; la relatività del tempo per ogni essere umano; il design, ossia ciò che permette a ogni persona di fare la propria scelta. Alessi spiega anche come vengono insegnati tali concetti attraverso cinque principi: azione-risposta; seguire e condurre; i numeri per garantire inclusione totale in qualsiasi momento; fisicalità e diverse variazione del 'tocco'; infine, la variazione sul tema: come vengono collegati i quattro elementi per raggiungere gli estremi di ogni persona.

Alito Alessi, che significato ha per lei il concetto di 'abilità'?
"Essere abili significa essere capaci di chiedere sempre ciò di cui si ha bisogno: se sei in grado di farlo, tutto è possibile. Sfortunamente, non tutti hanno questa capacità. L'abilità è avere una relazione con se stessi: è l'impatto che si ha con le persone con cui si è a contatto e, di conseguenza, con la comunità. Quando persone con abilità fanno questo, ciò consente a quelle che non sono abili di poter svolgere un ruolo all'interno della comunità. Si tratta, insomma, di una presa di coscienza collettiva che, alla fine, rende abili tutti quanti".

Tra i suoi corsisti ci sono numerosi professionisti, tra cui psicologi e riabilitatori: cosa prevede il metodo d'insegnamento per destrutturare le conoscenze e aprirle verso una nuova modalità interpretativa della relazione con la disabilità?
"Si tratta di un processo esperienzale inserito all'interno di una metodologia pensata proprio per rendere possibile una rielaborazione innovativa. Quando le persone pensano di divertirsi, la decostruzione in realtà è già in atto, poiché stiamo creando un altro fondamento su cui fare affidamento, eliminando, al contempo, quelle abitudini che sono state acquisite durante la nostra vita".

Lei ricorre spesso alla scienza per supportare la sua teoria: è possibile la diffusione della 'DanceAbility' anche negli ospedali in quanto metodo psicoterapeutico dal quale le persone possano ricavarne benefici?
"il concetto fondamentale è quello di lavorare essenzialmente al di fuori di quelle 'istituzioni' che, per forza di cose, tendono a isolare le persone con disabilità. Ma la logica può valere anche all'interno delle strutture. Il motivo per cui faccio spesso ricorso alla scienza è finalizzato a fare in modo che le persone siano più propense ad ascoltare, invece di pensare che stanno semplicemente ballando".

Le istituzioni hanno spesso mantenuto quelle barriere che non permettono al disabile di condurre una vita normale, in particolare a Roma, dove molto spesso è impossibile anche prendere l'autobus per spostarsi: cosa dovrebbero fare i cittadini e le autorità per eliminare certi disagi e disparità?
"Quello che stiamo facendo è tentare di cambiare la consapevolezza dei cittadini, anche in merito alle problematiche legate al design. Noi crediamo in uno spazio in cui ci sia libertà di espressione e comunicazione per tutti. Ciò apre un nuovo modello di possibilità, sensibilizzando l'attenzione anche di quelle persone che sarebbero preposte al superamento di certe 'barriere', soprattutto quelle che lavorano all'interno delle istituzioni, le quali possono comprendere come sia possibile pensare e programmare anche ciò che sembra andare al di là della realtà economica, rendendosi conto che mettere a disposizione di tutti il trasporto pubblico, per esempio, significa innanzitutto educare la società".

Il suo messaggio ci ricorda il motto americano: "Yes, we can do it". Questo principio può essere applicato anche come metodo di 'democratizzazione' delle abilità, in cui tutte le tipologie di persone possono davvero ballare?
"Si, perché si scopre di poter andare molto al di là della disabilità fisica, culturale ed economica, in ogni momento e per tutte le tipologie di persone".

Per tutte le info sulla 'DanceAbility':
http://www.danceability.com/
http://www.fuoricontesto.it/
https://www.youtube.com/playlist?list=PLR4nY62m-Vs3WK1VUWvsRUtUh3Bxvszf7
https://www.youtube.com/playlist?list=PLR4nY62m-Vs0bZ7VGf74lPCucvqUQ7RIk
http://youtu.be/IQTfRWFipWM
https://it-it.facebook.com/festivalfuoriposto


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