Ennio TrinelliNei due scorsi weekend sono stato impegnato come direttore artistico in una manifestazione letteraria, '#weekendletterarifest 2015', in un piccolo comune del nord Italia. Si è trattato del 'numero zero' di una manifestazione che mi darà molte soddisfazioni, in futuro. La preparazione mi aveva procurato non pochi patemi d'animo, poiché avevo commesso l'errore di farmi 'rincitrullire' da alcuni programmi televisivi demenziali, per pensionati con la seconda elementare (il disprezzo va agli autori di determinati programmi e, di certo, non ai pensionati con la seconda elementare, che non hanno avuto scelta) e di pensare, causa/effetto, che non vi fosse più posto per la cultura. Mi son dovuto ricredere: la platea piena e attentissima all'ascolto di un incontro con due giornalisti sul tema 'Giornalismo, letteratura e nuove tecnologie', mi ha lasciato felice e senza parole. E mi ha fatto pensare che, al di là degli sgrammaticati post sui social, delle e-mail demenziali che ricevo sui miei articoli (scrivo per il piacere di scrivere, non per dibattere, pubblicamente o privatamente, intorno a quello che scrivo), dei copioni teatrali di buon livello distrutti dalle patetiche messe in scena di 'registucoli' che non sanno neanche cosa vuol dire dirigere e di canzonette fatte con quattro accordi che girano su loro stessi, per la cultura, in questo Paese, possa ancora esserci un futuro, se solo certi 'baroni' che l'hanno distrutta si togliessero dai 'coglioni' (chiedo scusa a lettori e direttore, ma 'quanno ce vo', ce vo', dicono a Roma...) insieme ai pregiudizi di cui io stesso sono stato vittima. Pregiudizi che ci hanno indotto a pensare un futuro impossibile da realizzare.


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