I dati delle ultime consultazioni, sia europee che amministrative, parlano con estrema chiarezza ed evidenziano in modo lampante, nonostante le interpretazioni di parte, un voto dichiaratamente conservatore che non può non destare preoccupazione. Innanzitutto i cittadini non sono stati chiamati a pronunciarsi, come avrebbero dovuto, su tematiche autenticamente europee. Anzi, dall’allargamento dell’Unione all’approvazione della carta costituzionale, tutto è stato accuratamente eluso. Non ci risulta, ad esempio, che siano state affrontate o almeno sfiorate questioni centrali come il nuovo diritto di cittadinanza, le garanzie individuali, il rapporto tra giurisdizione e singoli stati, l’adozione di una credibile politica estera, soprattutto alla luce dell’incessante minaccia terroristica e dell’attuale atteggiamento ondivago e inaffidabile dell’Onu, la controversia innescata dall’art.51 sul ruolo delle Chiese e sui vantaggi ad esse concessi. No. Di tutto questo neanche l’ombra.


Il confronto, ammesso che ci sia stato, si è esclusivamente imperniato sulla politica interna, tralasciando però, anche in questo caso, argomenti scottanti come la riforma, ormai inderogabile, del sistema pensionistico e dell’ordinamento del lavoro. Di conseguenza, si è votato per fazioni senza quella spinta riformatrice indispensabile per uscire da una pericolosa situazione di stallo e ingovernabilità. I consensi tributati alla sinistra, specialmente nelle regioni tradizionalmente rosse, mostrano quanto elevato sia l’indice di conservatorismo. In quelle regioni, infatti, si è consolidato negli anni un sistema, alla cui instaurazione hanno concorso sindacati e conferenze episcopali, fondato su favoritismi e spartizioni nei gangli più diversificati e, pertanto, non solo refrattario al cambiamento ma, anzi, fossilizzato nella difesa di privilegi.


A ciò va aggiunto la facile demagogia esercitata da associazioni, legate a doppio mandato alla sinistra (prei)storica, che hanno molto puntato su (ri)sentimenti antiamericani e ipocritamente irenistici. Dulcis in fundo, sulla torta di un’“etica condivisa” tanto cara ai corifei di questa sinistra asettica e priva di programmi è stata aggiunta la ciliegina di un confessionalismo onnipervadente che altro non è che una capitolazione in termini storici e dialettici, una resa incondizionata, una genuflessione dinanzi all’ingerenza manifestata su tutti i fronti dalla Chiesa. Oscurantismo, clericalismo, ma anche inadeguatezza a portare avanti necessarie riforme in chiave liberale hanno caratterizzato, d’altro canto, la politica di una destra travagliata al suo interno, tanto e quanto la sinistra, da spinte contrarie e contraddittorie che finiscono per indebolirla, fiaccarla, e condurla su derive illiberali e antiliberiste.


Diventa, dunque, impellente chiedersi quale sia lo spazio rimasto in questo guazzabuglio ai laici e liberali. Anche in questo caso i risultati elettorali dicono molto, lasciando intravedere, contrariamente a quanto si vuole accreditare, una via, anche se stretta e tutta in salita, da percorrere se non s’intende interamente soccombere. Arturo Diaconale ha lanciato l’idea, efficace anche se non nuova, di un rapporto federativo tra forze laiche da avviare e consolidare in tempi brevi non tanto come resistenza allo sfacelo incalzante quanto, invece, come costruttivo, dinamico, progetto riformatore.


Il rischio da evitare subito è che un simile schieramento scaturisca da una sommatoria di piccole etnie identitarie venendosi, pertanto, a configurarsi come una sorta di mosaico, di pasticcio dato dalla mescolanza d’ingredienti differenti e destinato a sfaldarsi alla prima occasione. Perché questo non accada occorre puntare sulla centralità di un progetto facente perno sull’irriducibilità e sulla radicalità di una visione sociale, e dunque istituzionale, riformatrice che parta dal presupposto inderogabile dell’individuo, inteso come depositario d’inalienabili diritti, in ambito civile, culturale, economico. Ciò implica il coraggio e l’onestà di una scelta di campo e di un accurato, approfondito ripensamento da parte delle varie componenti laiche. Si verificherà? Il tempo, intanto, inesorabilmente scorre e il paese attende.
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