Ilaria CordìSiamo sbarcati a Procida, l'isola 'dei colori' del golfo di Napoli a un'ora di traghetto dalla metropoli partenopea. Mare cristallino e feste tradizionali, un luogo ideale per trascorrere le vacanze estive. Ma siamo in Italia e, come al solito, non 'vendiamo' il nostro inestimabile patrimonio turistico nel migliore dei modi

È l'isola che ha ispirato uno dei più grandi scrittori della letteratura straniera, il cileno Pablo Neruda; è la terra di un giovane ragazzo che non voleva seguire le orme del padre pescatore, diventando invece un umile postino, interpretato dal grande Massimo Troisi; è la località raccontata da Elsa Morante; è la terra d'origine di uno dei più grandi navigatori della Storia. Siamo a Procida, comune italiano di 10.614 abitanti, l'isola più piccola del golfo di Napoli, ma non inferiore, per bellezza, alle sue 'sorelle' Ischia e Capri. È un luogo che all'occorrenza può diventare romantico, festoso, giocoso, vacanziero, solitario. I suoi 4 chilometri quadrati racchiudono l'essenza stessa dei napoletani: allegri e chiassosi. Un contesto quasi surreale, difficile da trovare nelle grandi metropoli italiane. Una piccola 'comune', in cui tutti si conoscono e i punti di ritrovo sono sempre gli stessi, alternandosi a seconda delle mode. Se l'estate 2015 è troppo rovente e faticosa, si consiglia di farsi qualche ora di treno e traghetto e sbarcare in quest'isola molto particolare, poco conosciuta sulla terraferma. Procida, infatti, talvolta scompare dalle cartine geografiche a causa di una non consapevolezza del turista 'nostrano': sono più gli europei a visitarla, rispetto agli italiani. Un vero peccato, dato che anche il ministro per i Beni e le Attività culturali e del Turismo ha esortato, di recente, i cittadini a visitare le bellezze presenti sul nostro territorio, al fine di conoscere meglio la nostra cultura e, in second'ordine, incrementare la nostra economia interna. Appena il traghetto attracca alla 'Marina Grande', subito si percepisce un'aria diversa, fresca e leggera: una sensazione di 'caos piacevole', non convenzionale. Coloro che vengono per la prima volta sono travolti da quest'aria 'frizzantina', circondata da un mare che non sa se essere tendente all'azzurro o al 'verde acqua'. Si percorre la via principale, che va da una parte all'altra dell'isola, camminando tra i profumi del pane e delle 'Lingue' - il dolce tipico del luogo - tra le parole in dialetto delle signore più anziane e quelle dei giovani, che godono di una libertà impensabile in una grande città. Ecco cosa colpisce di Procida: la libertà e, al contempo, l'odore di un qualcosa di antico, casalingo, familiare. Gran parte della nazione si sta preparando per le vacanze o è appena partita: vediamo, allora, cosa propone l'estate 'procidana' 2015. Ogni anno, qui si svolge la celebre 'Sagra del mare', la principale manifestazione estiva dell'isoletta: nata sul finire degli anni '30 del secolo scorso, si articola principalmente in tre serate, ma per tutti i giorni del mese di agosto sono previsti eventi singoli e particolari: dalla funzione religiosa e un corteo via mare, all'esibizione di un noto cantante o comico accompagnato, subito dopo la performance, da fuochi pirotecnici. In particolare, il giorno 6 agosto prossimo si terrà la presentazione delle 'Grazielle', che verranno elette e premiate il giorno 24; il 25 ci sarà il concerto suddetto a cui seguirà, il giorno 26, la 'notte bianca'. Chi e cosa sono le 'Grazielle'? La 'Graziella' è la tipica giovane 'procidana' protagonista dell'autobiografico romanzo 'Graziella', del francese Alphonse de Lamartine, nella quale si racconta di una ragazza che s'innamora dello scrittore appena sbarcato sull'isola. Nell'attesa dell'amore, la giovane ne morirà, diventando così il simbolo di tutte le donne dell'isola, legate al mare e alla devozione verso il proprio compagno di vita. Una tradizione che si aggiunge agli innumerevoli racconti fatti dalle nonne per arricchire il costume e le credenze degli abitanti di quest'isola, legati alla loro piccola terra, al profumo del mare, alle onde che s'infrangono sugli scogli della 'Chiaiolella', ai colori delle case della 'Corricella', al profumo del pesce appena pescato alla 'Marina Grande', alle salite per raggiungere la 'Terra Murata', ai tramonti sopra la lontana e al tempo stesso vicina isola d'Ischia. Raccontata così, sembra 'L'isola che non c'è' di Peter Pan. Ma anche a Procida sussistono, come nel resto del nostro Paese, problemi finanziari, di amministrazione, di corretta gestione delle attività. Inoltre, come l'intera Repubblica italiana, Procida potrebbe tranquillamente vivere di turismo, turismo e ancora turismo. In ragione di ciò, abbiamo chiesto al  giovane sindaco dell'isola, Dino Ambrosino, di raccontarci come questa bellissima isoletta della Campania stia affrontando i suoi problemi e con quale nuovo approccio turistico.

Sindaco Ambrosino, lo scorso fine maggio è stato eletto a primo cittadino dell'isola di Procida: può illustrare ai nostri lettori i punti principali del suo programma per i prossimi 5 anni e in cosa si differenzia da quelli proposti nei progetti di chi l'ha preceduta?
"Noi stiamo cercando di puntare molto sull'identità di Procida, per costruire attorno a essa una nuova vivibilità. Il presupposto dal quale partiamo è che Procida non sia abbastanza conosciuta: è una realtà che potrebbe suscitare la curiosità e l'attenzione di moltissime persone in più, per le caratteristiche peculiari che l'isola possiede. Procida, a differenza di Ischia e Capri, ha conservato il suo carattere di insularità, considerandosi una 'grande famiglia': le sue caratteristiche tipiche sono l'architettura e la Storia. Quindi, a mio parere, occorre lavorare sulla nostra identità, sulla nostra memoria, sulle nostre caratteristiche, offrendoci l'opportunità di proporre tutto questo ai nostri 'ospiti', i turisti, cercando in tal modo di dare al nostro mercato interno la giusta destinazione e i più corretti obiettivi che intendiamo raggiungere. Da una parte, cerchiamo, insieme ai Procidani, l'identità e la vivibilità per cercare di migliorare la qualità di vita delle persone, cioè un soggiorno più tranquillo; dall'altra, cerchiamo di proporre l'autenticità dell'isola, incrementando la voce turismo che, per il momento, risulta ancora marginale".

Quali sono, nello specifico, questi obiettivi che lei e la sua Giunta intendete raggiungere?
"Gli obiettivi si otterranno lavorando in modo regolare. Per esempio, su uno dei nostri problemi principali: quello del traffico. Oggettivamente, quest'isola è popolata da tante persone, poiché abbiamo una percentuale di residenti, in rapporto ai chilometri quadrati, molto alta rispetto a tante altre isole. Rispetto ai suoi 4 chilometri quadrati, Procida è densamente popolata. In più, la gran parte dei nostri concittadini è benestante, poiché il mestiere prevalente è quello del 'marittimo': un lavoro ben remunerato, che consente ai ragazzi, sin da quando hanno 18 anni, di potersi acquistare un'automobile, anche di una certa 'cilindrata'. Quindi, il fatto che siamo tanti e che vi sia un certo benessere produce la conseguenza che in troppi comprano e successivamente utilizzano un mezzo di trasporto privato. E questo è divenuto il primo elemento di critica da parte di chi ci osserva dall'esterno: chi viene dalla città immagina che su un'isola possa trovare un po' di tranquillità e, soprattutto, di non incontrare il caos di automobili che, invece, viene regolarmente a formarsi. Noi stiamo cercando di aggredire questo problema, ma nel far questo stiamo anche cercando di generare la consapevolezza che se si facesse un uso più moderato del mezzo di trasporto privato, a vivere meglio saremmo innanzitutto noi Procidani. Oltre a ciò, stiamo cercando di proporre l'isola in maniera differente: abbiamo cominciato ad applicare alcuni divieti di circolazione anche in fasce orarie 'insolite'. E vorremmo anche cominciare a parlare di nuove opportunità per i pedoni e per i ciclisti, creando modi innovativi di godersi l'isola al meglio. È questo il discorso che vogliamo far comprendere alla popolazione locale. Ed è questo uno dei punti su cui sta lavorando la Giunta: rendere un po' più scomodo l'utilizzo dell'automobile, per esempio incrementando le strisce blu, per modificare gradualmente le abitudini e la mentalità dell'isola. Si deve fare lo sforzo di comprendere che a Procida, se il cittadino vuole sfruttare la comodità dell'automobile, questa comodità deve avere un prezzo. Certamente, non intendiamo 'tartassarlo', ma far nascere nello 'stanziale' il pensiero che egli fa parte di una comunità e che sia giusto aiutarla migliorandone la vivibilità. Dobbiamo riflettere e impegnarci tutti su questo discorso, ridimensionando il fenomeno dell'utilizzo del mezzo privato, così da migliorare non solo la vita dei cittadini stessi, ma anche quella dei nostri bambini. Tutto questo può, infatti, diventare un valore aggiunto della nostra proposta turistica, perché avere una bella isola, addirittura pedonale e a due passi dalla città, da qui a dieci anni ci permetterà di avere maggior turismo: un valore che gli altri non hanno".

Sebbene la situazione finanziaria dell'isola conduca a dover far fronte a un deficit 'importante', come intende risollevare le speranze dei Procidani?
"Questo, purtroppo, è un problema che ci portiamo dietro da tempo. La difficoltà di questo momento è che, dal 2015, sono scattate una serie di norme molto più severe, poiché in generale, questo problema dei debiti dei comuni non è solo di Procida, ma una condizione complessiva di tutta l'Italia. Per cui, da un certo momento in poi, parlamento e Governo hanno preso una serie di decisioni 'stringenti' sulla finanza locale e, purtroppo, in questa fase di 'congiuntura sfavorevole' siamo capitati proprio noi. Dal 1° gennaio di quest'anno sono state apportate una serie di misure che rendono più difficile 'ripianare' i bilanci. Io non intendo far ricorso a forme di contabilità 'creativa', ma la verità è che ci siamo trovati di fronte a una mancanza di 'gradualità' tra le modalità di chi ci aveva preceduto, piuttosto 'fantasiose', e un bilancio da riassestare senza poter ricorrere ad alcuna 'via di mezzo'. Noi, all'improvviso, abbiamo dovuto mettere 'a nudo' le nostre voci di spesa più critiche senza aver avuto alcuna responsabilità nel procurare i dissesti del passato. E ci ritroviamo a gestire una situazione di fronte alla quale non possiamo trovare mediazioni o 'scappatoie', di nessun genere e tipo. Tecnicamente, questo significa che, mentre sino all'anno scorso le amministrazioni riuscivano sempre a raggiungere il pareggio di bilancio, anche se attraverso metodi discutibili o non sempre 'ortodossi', oggi noi siamo chiamati a gestire le finanze e a praticare dei tagli di spesa assolutamente 'rigidi'. Purtroppo, per i cittadini tutto ciò significa fare sacrifici, soprattutto nel breve periodo. La qual cosa si traduce in maggiori imposte, dato il possibile rischio di dissesto. In questi casi, infatti, diviene ineluttabile la decisione di aumentare le tasse: da una parte, sul fronte delle 'entrate' abbiamo previsto degli incrementi (per esempio, con le strisce blu); dall'altra, stiamo abbassando fortemente le spese, arrivando a ridurre persino le nostre indennità. Stiamo cercando, insomma, di raggiungere l'obiettivo di pareggiare realmente le 'entrate' del comune con le 'uscite', senza 'inventarci' nulla. Se in questa fase si stanno vivendo delle difficoltà, siamo tuttavia fiduciosi che, per il 2016, avremo finalmente dei risparmi di spesa concreti, in grado di offrire nuovi e migliori servizi ai Procidani. Ma per adesso, siamo nel pieno della fase di 'sacrificio'...".

Un'isola che potrebbe vivere solo di turismo: come si coniuga questa prospettiva con le idee di coloro che, al contrario, non credono in un simile 'scenario'?
"Innanzitutto, io non penso che Procida possa vivere solo di turismo: è una premessa 'parziale' questa, che deve necessariamente legarsi a una riflessione più complessa. La nostra isola è legata soprattutto ad alcune tradizioni marinaresche secolari, molto radicate tra i nostri concittadini. In tanti fanno il lavoro del 'marittimo' con passione e, quindi, per scelta. Effettivamente, ci sono tanti Procidani che continuano a scegliere il mare per comodità e per poter perpetuare le rispettive tradizioni di famiglia, sia perché è un lavoro molto remunerativo, sia perché permette di vedere il mondo. Quindi, sono tanti coloro che lo fanno proprio 'per scelta'. Ed è per questo motivo che ritengo non possa tramontare, a Procida, la possibilità di trovare lavoro: i Procidani continueranno a fare questo mestiere per le relative gratificazioni che riescono a ottenerne. Detto questo, io comunque non penso che Procida sia un luogo che possa sostenersi solo di turismo, anche se si tratta di una 'voce' indubbiamente importante. Bisogna trovare una 'quadra' tra esigenze diverse. E questo è stato un punto importante della nostra campagna elettorale, coniugato con la nostra riflessione sulla vivibilità. Quando io vado a proporre delle limitazioni sul traffico veicolare, lo faccio perché sono consapevole di dover introdurre, in qualche modo, alcune misure finalizzate a rendere il territorio più godibile, innanzitutto per i nostri bambini. Noi, quando eravamo piccoli, potevamo godere e fruire di questo territorio abbastanza liberamente. Viceversa, negli ultimi 10 anni, una forma di modernizzazione 'sbagliata' ha portato all'impossibilità, per i bambini di oggi, di poter godere di ampie parti del territorio isolano. Quel che intendo dire è che ci sono state e possono ancora esserci occasioni in cui i bambini, finalmente, possano riappropriarsi dell'isola. Ma tali 'occasioni' non si possono organizzare ordinariamente, se c'è un traffico caotico e disordinato. Noi puntiamo, allora, a far recuperare ai nostri concittadini un rapporto più diretto con il territorio, iniziando dai bambini. E, nel far questo, abbiamo cominciato a ottenere alcuni primi effetti positivi anche sul fronte del turismo. Noi dobbiamo aprirci di più ai turisti, questo è senz'altro vero. Ma dobbiamo farlo perché siamo innanzitutto noi Procidani che possiamo star meglio e, di conseguenza, offrire maggiori vantaggi a chi viene a conoscerci e a visitarci. Come principale obiettivo, vogliamo arrivare a incidere su un 'target' preciso di famiglie giovani, con bambini piccoli, fino all'età dell'adolescenza, dato che non penso si possa puntare su un turismo giovanile: oggettivamente, non abbiamo i mezzi per gestire un turismo tipo quello di Ibiza, tanto per fare un esempio. Tanti napoletani scelgono Procida perché possono tenere i bambini liberi, poiché non ci sono inconvenienti o gravi rischi. Ecco, allora, che puntare al 'turismo familiare', cioè su una Procida in quanto 'isola tranquilla' e comoda, diviene un buon modo di differenziare la nostra offerta. Noi non abbiamo le caratteristiche di Capri o Ischia: la prima, per esempio, è bellissima, ma è tutta costruita su una roccia a strapiombo, in cui bisogna conoscere molto bene 'spiaggette' e camminamenti, sentieri e percorsi anche impervi; Ischia, viceversa, è un'isola vulcanica, dunque assai adatta per il turismo termale o alla 'movida notturna' di Sant'Angelo o di Ischia Porto. Procida, insomma, deve rendersi consapevole di dover scegliere la propria 'strada'. E non affermo ciò in base a una mia 'strana' forma di tradizionalismo culturale o personale, bensì sulla base di una visione che ritengo più 'lucida' e, al contempo, progettuale: Procida deve 'imboccare' un suo preciso percorso di recupero e di rilancio della propria identità di isola tranquilla, serena, perfetta per il turismo familiare".

Il 22 luglio scorso è stato approvato il progetto esecutivo della 'Sagra del mare', che prevede uno stanziamento di 250 mila euro da parte della Regione Campania: secondo lei, questo sarà il punto di svolta da cui ripartire per riportare l'isola ai suoi livelli massimi?
"Sicuramente, sarà un'occasione importante, poiché per noi si tratta di un bell'investimento. Teniamo conto che i 250 mila euro non sono solo destinati alla 'Sagra del mare', ma sono anche indirizzati a una serie di iniziative turistiche che dureranno un paio di mesi, al fine di 'animare', un poco, l'isola. Questo è un impegno molto positivo a cui si sta dedicando il nostro assessore al Turismo proprio per recuperare, come dicevo prima, l'identità di Procida, lavorando, per esempio, sul progetto delle 'Grancie', ovvero i grandi quartieri di Procida corrispondenti alle sue principali parrocchie. E siccome c'è un forte legame storico dei cittadini con la loro 'Grancia', questa 'Sagra del mare' può diventare l'occasione per riscoprire questo legame identitario forte. Ed è questo l'investimento culturale che noi facciamo: ogni 'Grancia' organizzerà la propria 'Graziella' e un modo originale di presentazione di questa. Tutto alla riscoperta delle proprie tradizioni. In questo modo, l'isola può trovare la sua condizione originaria e il suo mercato turistico più autentico. Noi ci crediamo: con queste nostre peculiarità possiamo incuriosire tantissime persone che vengono a Procida e molte altre che, ancora, non ci sono mai venute".

Cosa significa essere un buon sindaco e che consiglio darebbe ai suoi colleghi italiani?
"Non possiedo, ancora, l'esperienza sufficiente per dare consigli. L'atteggiamento migliore, a mio parere, dev'esser quello di lavorare con generosità per garantire un miglioramento concreto rispetto ai tanti problemi che ci sono. Per essere un buon amministratore, secondo me, bisogna saper dimostrare sia la laboriosità del sindaco, sia quella degli assessori, poiché un comune lo si amministra bene quando c'è un buon lavoro di squadra e un'organizzazione dignitosa. Il sud d'Italia non è famoso, nel resto del Paese, per le sue capacità organizzative, che a noi sembrano quasi confliggere con le nostre capacità 'creative'. E invece, io credo di aver capito che, se riuscissimo a coniugare la nostra intelligenza con buone forme di organizzazione, l'intero Mezzogiorno potrebbe realizzare un vero e proprio 'miracolo'. Spero che l'esperienza confermi quello che sto pensando: per svolgere 'bene' il proprio mandato di sindaco c'è bisogno della collaborazione delle persone giuste, capaci di 'fare squadra', visto che i problemi da affrontare sono tanti. Bisogna, insomma, saper scegliere i 5 assessori più laboriosi e capaci nel gestire la loro parte. Persone grazie alle quali spero arrivino presto le prime soddisfazioni".


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Roberto - Roma - Mail - mercoledi 5 agosto 2015 15.47
Intervista interessante a un sindaco probabilmente in buona fede. Non credo si possa dire la stessa cosa della maggior parte della classe dirigente dell'Italia meridionale.


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