Ennio TrinelliNel giro di pochi giorni, le strade di molte città italiane verranno invase da maree di uomini e donne che, rivendicando il loro diritto alla parità e all'uguaglianza, allegramente manifesteranno, come ogni anno, affinché una politica sorda, cieca e stupida, prona ai diktat di Bagnasco e soci - che rappresentano una netta minoranza - che si rifiuta di fare il suo mestiere, che è poi quello di migliorare la società, si decida a prendersi le proprie responsabilità e a legiferare. In mezzo a loro, anche tanti 'capetti', presidentini, parlamentini, 'direttivini' di associazioni Lgbt che, nel corso degli ultimi vent'anni, si sono riempite del poco che hanno e che, con le loro rappresentanze - che fanno quel lo che possono poiché sono esseri umani, anche se si sentono dèi... - hanno fallito nel comunicare come le leggi si approvino con i voti e non con i Gay Pride. E che se non ci sono i voti in parlamento (poiché le associazioni Lgbt non sono state capaci di costruire consenso nella società in vent'anni e passa di onorata [sic] attività) i Gay Pride servono solo alle associazioni - cioé quelle incapaci di costruire consenso e che dicono di lavorare per gli altri - in un mordersi la coda autolesionistico, in cui i diritti delle persone omosessuali e transessuali sono ancora invischiate. Dato che è più facile accusare la cattiva politica che guardarsi in casa propria, dicano, questi grandi geni dell'ellegibitismo, che stavolta i possibili voti in parlamento per approvare finalmente uno 'straccio' di legge ci sono e che non si può fallire. Lo dicano ai Gay Pride e ne facciano anche tesoro. Gli associati - assai meno di un tempo - hanno il diritto di non essere più presi per il 'culo'. E scusate il 'francese'.


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