Ennio TrinelliNe ho scritto anche in altra sede: disturba dover stare a ricordare le origini storiche, radicate nel teatro 'shakespeariano', della figura della 'Drag Queen' che proprio a quella tradizione si è sempre ispirata. Una tradizione obbligata dal maschilismo (quello stesso che relega la Drag Queen vincitrice dell'Eurofestival 2014 dopo la mezzanotte al festival nazionalcialtronesco dell'Eterno Abbronzato), che imperversava sui palcoscenici di tutta Europa e che impediva alle donne di esibirsi (fu proprio un'italiana, Isabella Andreini, a rompere la turpe costumanza, firmando il primo contratto da attrice professionista con la Compagnia dei Gelosi: era Padova, era la Commedia dell'Arte). Non ci stupisce l'ignoranza che la fa da padrona in Rai. E non ci stupisce Al Bano, che fa le flessioni per vincere la sua paura di essere vecchio, quando è ormai troppo tardi. Non ci stupiamo più di nulla: nemmeno di Romina Power in versione 'pace & amore'. Ci molesta la 'pruderie' dei commentatori 'normalizzatori mediatici', che a Conchita Würst (dotata di una tecnica vocale straordinaria, qualcuno dovrebbe sottolinearlo) abbiano affibbiato l'appellativo di "donna barbuta". Non è una donna: è una 'Drag Queen'. Se poi certi commentatori, per 'pruderie', vogliono saperla donna e barbuta a tutti i costi ne parlino con i loro genitali, non in diretta tivù, magari in omaggio al famoso adagio: "Donna barbuta sempre piaciuta". Con buona pace della cultura.


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