Clelia Moscariello"Cose inutili da dire, quante cose inutili da fare, quante cose inutili abbiamo nella testa, ma il tuo sorriso resta": così recita il testo della canzone 'Sara', che Pino Daniele aveva dedicato a sua figlia. Ma oggi, in queste righe si riconoscono anche tutti i napoletani e le persone da sempre innamorate della musica. Per lui, un doppio funerale, com'era capitato, nella Storia, solo per Totò. I napoletani e la sua famiglia lo hanno preteso: prima a Roma, nella basilica del Divino Amore; poi, nel pomeriggio del 7 gennaio, la salma è stata trasferita a Napoli per una seconda cerimonia, tenutasi nella basilica reale di San Francesco di Paola, in piazza del Plebiscito. Tanta e indescrivibile la commozione. Alcune persone a lui vicine hanno dichiarato che Pino avrebbe volentieri "evitato la passerella" e che, probabilmente, avrebbe preferito andarsene in punta di piedi. Ma Napoli ci ha tenuto a ricordarlo anche il 6 gennaio, tramite un 'flash mob' in piazza del Plebiscito con oltre 50 mila persone che intonavano le sue canzoni più note. Pino Daniele ci ha lasciato un grande patrimonio culturale, non solo musicale. Ha saputo scrivere poesie parlando del quotidiano, della sua città, della sua Napoli divenuta metropoli, portando la sua musica, intrisa di malinconia, ironia e contaminazioni, oltreoceano, ma senza mai rinnegare le sue origini. Egli ha cantato il blues iniziando con la band 'Napoli Centrale' e una chitarra che aveva imparato a suonare da autodidatta, scrivendo canzoni in dialetto napoletano che niente avevano a che fare con i molteplici luoghi comuni della città partenopea. Nel corso della sua carriera ha collaborato con i più grandi musicisti internazionali, tra i quali Richie Havens, Salif Keita, Chick Corea, Pat Metheny, Wayne Shorter. Inoltre, il 27 giugno 1980 ha aperto lo storico concerto di Bob Marley a San Siro. Il celebre cantautore e musicista aveva esordito con 'Terra mia', nel 1977, "recuperando la tradizione popolare attraverso nuove sonorità" (Goffredo De Pascale). Noi aggiungiamo solamente che Pino Daniele ha saputo associare, inaspettatamente e per la prima volta, il blues con la tradizione napoletana, evolvendosi gradualmente verso la world music. Pino era nato nel 1955 nel 'cuore' di Napoli, in quei vicoli che ha saputo descrivere così bene in 'Napule è'. Era ragioniere e si era iscritto all'Università 'l'Orientale' di Napoli. Non appena ottenuto il successo, si rese conto di non amarlo affatto. Anzi, svariate volte aveva dichiarato apertamente di essere consapevole di sembrare antipatico alla stampa. Il suo 'mestiere' era quello del cantautore, ma la promozione dei suoi dischi era l'aspetto che meno lo entusiasmava. E assai poco si sapeva della sua vita privata. Era il primo di 6 figli, cresciuto nei pressi di Santa Chiara. Di umili origini, era stato cresciuto da due zie in condizioni economiche disagiate. Dalla vita ha avuto 5 figli e, pur sapendo di avere un cuore fragile, voleva vivere a lungo per vederli crescere, educandoli con premura e affetto. Per il resto, era uno spirito libero ma pigro, che amava divertirsi andando a provare gli strumenti nel negozio di un suo amico. Negli ultimi anni aveva lasciato Napoli: era troppa la pressione che percepiva dalla città. E per la sua concentrazione aveva preferito una vita lontana dai riflettori. Tra i suoi successi non possiamo non ricordare 'Quando'; 'Je so' pazzo'; 'Na tazzulella 'e cafè'; 'Quanno chiove'; 'Io vivo come te'; 'Che Dio ti benedica'; 'A me me piace 'o blues'. Ma bisogna anche citare la grande ironia de 'O scarrafone' e la toccante 'Anna verrà', scritta in omaggio ad Anna Magnani. E, soprattutto, 'Napule è': uno dei capolavori della musica, forse non solo italiana. Non sono mancate, ovviamente, le polemiche per stabilire se Pino potesse salvarsi dalla crisi cardiaca che lo ha colto la sera del 4 gennaio scorso. E se l'ambulanza, con il suo ritardo, non abbia contribuito al decesso. Occorrerà attendere almeno 60 giorni per saperlo. Abbiamo amato Pino Daniele per il suo eccezionale blues, per come scriveva, perché non è facile che nasca un musicista, un chitarrista, un cantautore e un poeta concentrati nella stessa persona: senza girarci tanto intorno, Pino Daniele è stato un artista vero. Ma, soprattutto, molti di noi rimpiangono un ragazzo di poche parole, una di quelle persone rare, generose e umili, schive, attaccate alle proprie origini ma dall'animo cosmopolita, di una timidezza particolare, che solo i 'grandi' possiedono. Ogni secolo esprime talenti da custodire gelosamente e dei geni in molti campi: Pino è stato senza dubbioo uno di questi. Le sue origini erano umili. In questo aspetto molti napoletani si riconoscevano in lui, perché non aveva sovrastrutture: si esprimeva con la sua musica. E a noi oggi piace ricordarlo soprattutto così, come un grande amico e un bravissimo ragazzo.


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