Susanna SchimpernaE' utile, è bello, è doveroso martellare tutto il giorno la gente raccontando incidenti, orrori, omicidi ai quattro angoli del mondo? Quelli particolarmente spettacolari e atroci, altrimenti non suscitano sufficiente attenzione. L'informazione non c'entra niente. E sulla nostra psiche tutto questo ha solo un effetto devastante.


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gio - bologna italia - Mail - domenica 9 giugno 2013 12.31
L'essere umano, nel processo di adattamento, ha ricavato un grande vantaggio nel focalizzare l'attenzione su ciò che è pericoloso e sessuale. Freud lo aveva ben definito con la presenza delle due pulsioni di vita e di morte; Eros e Thanatos. Siamo, per questo, automaticamente portati a fissare gli organi di senso su ciò che potrebbe costituire un pericolo e/o un vantaggio per noi individui e per la specie. Anche il nostro pensiero, a valenza spiacevole, è di tipo automatico, ovvero siamo portati a sviluppare valutazioni di pericolo o possibilità di questo quando attiviamo l'esame di realtà. Purtroppo il nostro pensiero a valenza piacevole non è altrettanto automatico ma bensì volontario nel senso che occorre impegnarsi per vedere il lato o lo sviluppo positivo di una situazione. Il pensiero automatico non implica un costo cognitivo rilevante mentre il pensiero positivo richiede uno sforzo. L’aggressione, il delitto, lo stupro, il comportamento sessuale è, di conseguenza, immediatamente oggetto di attenzione. Tutto questo va bene quando può definirsi utile alla nostra sopravvivenza; in un certo senso mettiamo in atto un processo di costruzione di possibili strategie che potrebbero, nel malaugurato caso che capitasse a noi l’evento negativo, salvarci la vita. Questo è un automatismo talmente potente che difficilmente possiamo controllare. Se per strada percepiamo un urlo, lo stridere dei freni, immediatamente cerchiamo con lo sguardo la causa dell’evento. Se sullo schermo televisivo notiamo un alterco tra due persone (dibattiti di opinione) ecco che immediatamente, qualunque cosa si stia facendo, la nostra attenzione si focalizza sull’evento. Se stavamo, giustamente, per cambiare canale o portare il bicchiere alla bocca, ecco che il dito si paralizza sul telecomando o il braccio e bicchiere rimangono a mezz’aria. Se sullo schermo compare un’ immagine caratterizzata da erotismo, anche volgare, ecco che l’attenzione si focalizza. Il fatto che si esprima una valutazione morale del fatto implica che, in ogni caso, abbiamo fissato l’attenzione sull’evento. Non ci si salva da questa funzione automatica. Che cosa allora è “devastante”. Devastante è chi si approfitta di una condizione naturale dell’essere per trarne profitto. Un qualunque spettacolo se non è “condito” con sessualità o aggressività non tira a livello di introiti. Osserviamo il palinsesto delle trasmissioni o il contenuto dei telegiornali; ogni sera (tutte) siamo invasi da telefilm , sicuramente a basso costo, il cui contenuto è azione criminale o comportamenti sessuali anomali e anche entrambi. . Le notizie dei telegiornali non si fissano certamente sui fioretti o la vita virtuosa. Ma tutto ciò e noto ed è un dato di fatto. Di fronte all’economia impallidiscono i principi etici , la morale e anche le conoscenze scientifiche. Gli addetti ai lavori si giustificano con la nota espressione :”in fondo diamo alle persone ciò che esse richiedono e poi possono scegliere”. No, non si può scegliere, per quanto ci si impegni l’attenzione cade sempre su aggressività e sessualità. Che cosa allora è distruttiva?. Ogni qual volta ci rappresentiamo la realtà nella nostra mente un processo affettivo definito emozione si sviluppa e coinvolge il nostro organismo. Il nostro cervello risponde immediatamente e, in base alla rappresentazione mentale, attiva l’organismo per intraprendere un’azione. Se nella mente le rappresentazione è di pericolo il corpo si predispone all’azione. Il cervello risponde immediatamente alla rappresentazione che la mente costruisce. Anche se non si è in quella realtà che lo schermo presenta per il nostro cervello così non è del tutto in quanto immediatamente ne facciamo parte come spettatori. Le conseguenze? Posso definirne due; stress prima e impotenza appresa poi. La continua sollecitazione somatica determinata dalle emozioni porta inizialmente a sviluppare uno stato di esaurimento tale che in tempi più o meno lunghi quello stimolo o serie di stimoli non saranno più in grado di determinare reazioni. Si assiste o ricevono notizie senza provare reazione emotiva. Se il processo avvenisse solo per notizie giornalistiche o programmi lo si potrebbe definire quasi un utile processo di difesa ma, purtroppo, il processo si sposta anche sul quotidiano. Non ci si emoziona più per le cose di tutti i giorni, per quelle cose che ci o dovrebbero coinvolgere e così si rischia l’abulia affettiva e il burnout del vivere.


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