Ilaria CordìLa marijuana fa bene al nostro corpo: lo sostiene uno studio americano condotto dal gruppo di ricerca formato dall’Università del Nebraska, l’Harvard School of Public Health e il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston. L’articolo ‘stupefacente’ è stato pubblicato a inizio mese dalla rivista scientifica ‘The American Journal of Medicine’. La ricerca ha portato ad affermare che l’uso della cosiddetta ‘cannabis’ aiuta il nostro corpo a mantenere la linea e favorisce la prevenzione del diabete, dato che gli effetti della sostanza migliorano la nostra funzione insulinica. Il consumatore abituale di ‘spinelli’, seppur affetto dalla ‘fame chimica’ post-assunzione di marijuana, ingerendo circa 600 kilocalorie in più del suo fabbisogno energetico riesce a mantenere una linea perfetta senza rischiare una delle malattie più temute: l’obesità. Sebbene ancora il motivo non sia del tutto chiaro agli esperti, le ricerche e gli studi condotti su circa 4600 individui sani, il 12% fumatore  abituale di cannabis e il restante 88 ex fumatore, ha dimostrato come l’effetto della marijuana aiuti il corpo a mantenere il suo ideale peso-forma, a far aumentare i livelli di colesterolo ‘buono’ e a mantenere costante la quantità di zucchero nel sangue. Tuttavia, come sostengono gli esperti, è ancora presto per affermare che la marijuana possa avere taluni effetti. La ‘marija’ non ‘spopola’ solo nel campo della medicina, bensì anche la tecnologia vuole essere al passo con i tempi. Le neo-sigarette elettroniche, per esempio, hanno presto ‘rubato’ il mercato alle limitate sorelle bionde. Con la nuova moda del fumo elettronico, l’azienda americana Rapid Fire Marketing ha deciso di lanciare in commercio la produzione di inalatori al vapore con l’aroma alla cannabis. L’innovativa ‘canna elettronica’, sia per fini medici, sia lucrativi, ha già spopolato in California, ma l’azienda di Beverly Hills vuole portare questa sua idea in altri 7 Paesi del mondo, tra i quali l’Argentina, la Svizzera, il Portogallo e l’Australia. Oltre ai dettagli riguardanti la vendita, la Rapid Fire ha voluto ben specificare che vi è solo l’essenza dello ‘spinello’, dato che vengono eliminati tutti i prodotti per la combustione come nella classica sigaretta elettronica già in commercio. Il nuovo business ormai viaggia da un settore all’altro: l’amministratore delegato dell’azienda Medbox, Bruce Bedrick, ha recentemente annunciato che vuole mettere in commercio uno fra i primi distributori automatici a base di marijuana. Anche se la ‘libertina’ idea è più complicata del previsto: pur avendo le sembianze di un normalissimo distributore, il piccolo e pratico coffee shop è un insieme di tecnologia. Il distributore è protetto da furti e manomissioni grazie a una tecnologia biometrica, in grado di riconoscere le impronte digitali di coloro che si stanno approcciando a comprare la sostanza stupefacente grazie all’apposita tessera rilasciata dal proprio medico curante. Un computer collegato al distributore tiene il conto dei prodotti che vengono prelevati, così da avvertire l’individuo che sta richiedendo più prodotti di quelli indicati sul proprio certificato medico. Tale business frutterebbe all’azienda una rendita pari a 5 miliardi di dollari in 2 anni, secondo quando riferisce la rivista Business Week. Tuttavia, la preoccupazione popolare fa sentire la sua eco: vi è la paura che la vendita legalizzata di marijuana possa far aumentare sia i piccoli ‘furfanti’, sia la ben più pericolosa criminalità organizzata. Dall’altra parte del globo, mentre gli Usa si concentrano a trovare del ‘buono’ in queste sostanze stupefacenti, in Italia si è in allerta per il repentino aumento di uso di cannabis tra i giovani tra i 15 e i 19 anni. Negli ultimi due anni, il numero di adolescenti che ne fanno uso è aumentato di circa il 2%, secondo le ricerche condotte dalla Società italiana di Pediatria di Bologna, sollecitando le famiglie a controllare i propri giovani. Come sostiene Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento dell’ente, il far uso di droghe ‘leggere’ non è innocuo come si vuol pensare, ma gli effetti divengono poi riscontrabili a lungo termine. In ogni caso, anche il nostro ‘belpaese’ vuole omologarsi agli Stati americani che hanno già legalizzato l’uso della marijuana, tanto che il 2, 3 e 4 maggio scorso si è svolta a Roma l’annuale manifestazione antiproibizionista per la richiesta di liberalizzare l’uso delle droghe leggere: la Million Marijuana March. Tra i suoni della musica reggae anni ’70, 100 mila persone si sono riunite nella piazza romana di piazzale dei Partigiani per ‘protestare’ contro la legge Fini/Giovanardi - la quale si caratterizza per l’inasprimento nei confronti di coloro che producono, trafficano e detengono illecitamente sostanze stupefacenti, abolendo l’uso di qualsiasi tipo di droga – al fine di avvalersi del diritto di consumare senza persecuzioni la cannabis e legalizzare immediatamente l’uso terapeutico per i pazienti malati. Lo slogan che aleggiava tra i partecipanti era: “Qui non ci sono droghe: la marijuana è una pianta, non una droga”.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio