Clelia MoscarielloIl settennato di Giorgio Napolitano alla carica di presidente della Repubblica italiana volge, ormai, al termine. La fase politica che egli ha dovuto affrontare è stata lunga e complessa, carica di problemi. Tuttavia, Napolitano è riuscito a mantenere l’istituzione della presidenza della Repubblica italiana al di sopra di tutte le polemiche contro la cosiddetta ‘casta’, nonostante il diffuso sentimento di antipolitica ‘montante’ - non sempre manifestata in forme appropriate - che il Paese sta vivendo. In un simile contesto, equilibrio, saggezza e nervi saldi sono state le caratteristiche che questo grande presidente ha saputo dimostrare, rappresentando al meglio l’intera nazione e la sua Costituzione. Per tali motivi, abbiamo deciso di aprire questo aggiornamento di www.laici.it rivolgendo un sentito ringraziamento e un saluto particolare a Giorgio Napolitano, un presidente che ricorderemo con grande stima e affetto. Oltre a ciò, abbiamo voluto approfittare dell’imminente rito dell’elezione del nuovo capo dello Stato, ormai alle porte, per proporre ai lettori una sintetica ‘pagellina’ di tutti i presidenti della Repubblica italiana, al fine di rileggere sinteticamente alcuni passaggi storici importanti e il cammino stesso della nostra democrazia. Grazie infinite, presidente Napolitano.

LA PAGELLA DEI PRESIDENTI 

ENRICO DE NICOLA:
fu il presidente dell’immediato dopoguerra e ricoprì l’incarico solamente a titolo provvisorio per 22 mesi. Non è dunque molto ben giudicabile, anche se pochi ricordano il fatto che fu un presidente dal comportamento equidistante e neutrale nei confronti di un’Assemblea costituente fortemente impegnata a dar vita al nuovo ordinamento costituzionale del Paese. Storiograficamente da riscoprire. VOTO: 6

LUIGI EINAUDI: un grande presidente, un vero liberale. Il liberalismo, in Italia, ha sempre rappresentato un ‘gigante’ filosofico, ma un ‘pigmeo’ politico. L’unico a riuscire a mantenerne in alto la bandiera è stato questo ottimo economista, dotato di una lungimirante visione europeista. Se molti liberali italiani ripensassero in modo non speculativo alla sua figura, forse comprenderebbero che il loro problema è spesso legato a metodologie politiche oligarchiche, che hanno cercato di imporsi autoritariamente, mantenendo sorprendentemente in vita la vecchia critica ‘togliattiana’ al liberalismo politico italiano: “Sono stati loro a ‘tenere ferma la scala’ al fascismo…”. VOTO: 7

GIOVANNI GRONCHI: fu il presidente espresso dalla cosiddetta sinistra democristiana, ma non viene ricordato come un esponente di ‘polso’. Anzi, il suo settennato fu quello del più grigio ‘centrismo’ politico, quel tipico cattolicesimo-democratico che, per accontentare tutti, finisce spesso col non soddisfare nessuno. VOTO: 5

ANTONIO SEGNI: durò in carica solo due anni e si ritirò nel 1964 in quanto gravemente ammalato. Fu il presidente del cosiddetto ‘rumor di sciabole’, ovvero del tentato golpe del generale De Lorenzo che avrebbe dovuto bloccare l’allargamento della maggioranza politica di governo ai socialisti, allora guidati da Pietro Nenni. Di recente, si è molto minimizzata quella vicenda, ma il presunto coinvolgimento del presidente Segni è stato sempre escluso a priori. VOTO: 5

GIUSEPPE SARAGAT: un discreto presidente, animato da un ammirevole e sincero sentimento di orgoglio nei confronti dei valori della Resistenza. Il suo settennato fu caratterizzato dall’apertura definitiva della Democrazia cristiana al Psi, il quale iniziò a far parte stabilmente della maggioranza dei diversi Governi di centro-sinistra che si susseguirono in quegli anni, ma anche dalla contestazione studentesca del ‘68. Insomma, un periodo storico di non semplice gestione. VOTO: 6
 
GIOVANNI LEONE: nei confronti di questo presidente ci si è spesso ritrovati di fronte a indagini storiografiche revisioniste, tese a rivalutarne la figura. Il forte tratto ‘pulcinellesco’, in effetti, ha generato gravi danni di immagine se posta di fronte a un Paese che, con il referendum sul divorzio e la legge sull’aborto, aveva espressamente chiesto una forte modernizzazione sociale. Fu costretto a dimettersi per sospette implicazioni nello scandalo Lockheed. In ogni caso, fu un presidente non molto sentito, tanto da meritare una severa biografia da parte di Camilla Cederna. VOTO: 5

SANDRO PERTINI: Molti lo hanno criticato per l’eccessivo ‘interventismo’ politico, ma ha rappresentato il primo vero ‘partigiano’ eletto al Quirinale. Umanamente simpatico, lo ricordiamo tutti per aver gioito come un ragazzo allo stadio 'Santiago Bernabeu' di Madrid, allorquando l’Italia vinse i campionati del mondo di calcio del 1982. Ma fu soprattutto il presidente della lotta al terrorismo, che riuscì a tenere insieme il popolo italiano negli anni più terribili della Storia repubblicana, impedendo il tracollo delle istituzioni nei terribili giorni del rapimento e dell’uccisione del Presidente della Dc, Aldo Moro. VOTO: 8

FRANCESCO COSSIGA: il presidente ‘picconatore’ si caratterizzò per un settennato ‘tutto suo’: cinque anni di silenzio assoluto, poi, negli ultimi due, uno scatenato furore ‘esternatorio’, teso soprattutto a far comprendere al proprio Partito, la Democrazia cristiana, di non essere disponibile a farsi trattare come un ‘pupazzo’ nelle mani di un sistema incapace di riformare se stesso. Un esempio di cristallina sincerità, umana e politica: VOTO 7

OSCAR LUIGI SCALFARO: un ‘cattolicone’ devoto alla Madonna, assai poco amato dagli ambienti del centrodestra italiano della neonata seconda Repubblica. In effetti, alcune ‘forzature formali’ della Carta costituzionale lasciano, ancora oggi, alquanto perplessi: la caduta del primo Governo Prodi avrebbe dovuto esigere nuove elezioni politiche. Invece, Scalfaro legittimò la formazione di un gabinetto D’Alema frutto più di una ‘congiura di palazzo’ che di un’investitura popolare. VOTO: 4

CARLO AZEGLIO CIAMPI:
indubbiamente, è stato il presidente di tutti gli italiani, sentito con il cuore anche da ambienti politici non sempre in piena sintonia con lui. Autentico galantuomo e vero patriota, ha sollevato la questione di un inno nazionale il cui testo era rimasto sconosciuto alla maggioranza degli italiani per oltre 120 anni. Azionista, laico, figlio della scuola filosofica di Calogero e Capitini, due studiosi ‘gentiliani’ che molto hanno dato alla formazione politica della sinistra laica e moderata del nostro Paese, Ciampi ha rappresentato il presidente di un Paese che, purtroppo, ancora non c’è. E, forse, è stato proprio questo il suo vero grande merito. VOTO: 9

GIORGIO NAPOLITANO: un buon presidente, corretto ed equilibrato. L’idea di eleggerlo alla prima carica dello Stato fu un indubbio ‘colpo di genio’ di Bobo Craxi, che ne aveva elogiato le qualità di sincera affidabilità costituzionale. Nel corso del suo settennato ha dovuto affrontare prove non semplici e assistere a un declino economico e strutturale preoccupante del nostro Paese, cercando tuttavia di trovare sempre soluzioni in grado di invertire tendenze pericolose, nonché precorrendo i tempi per un’ormai necessaria modernizzazione. Un brav’uomo che ha saputo tenere ‘in piedi’ una ‘macchina’, quella dello Stato italiano, divenuta lenta e antiquata. VOTO: 8       


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carlo cadorna - Frascati - Mail - martedi 16 aprile 2013 12.9
Concordo in toto !!!!!!!!!!!!!
Roberto - ROMA - Mail - domenica 14 aprile 2013 12.52
Sono d'accordo su quasi tutti i giudizi forniti ai vari presidenti dell'Italia, tranne che su Cossiga che verso la fine del suo mandato ha iniziato a sbrodolare giudizi e sentenze certe volte veramente astratte. Leone fu bistrattato, non sempre a ragione. E Segni un pensierino al golpe lo ha fatto... Comunque, un servizio interessante e una buona idea giornalistica.


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