Vittorio LussanaGentilissimo onorevole Alfano, ebbene sì: io disprezzo il popolo italiano. Ma non l’Italia, che invece amo immensamente al di sopra di ogni cosa, persino di me stesso. Il problema italiano non sono le sue istituzioni, assolutamente modificabili, o le sue leggi, certamente riformabili, o le sue procedure, ampiamente interpretabili. Il problema è proprio il nostro popolo, sin dai tempi di Massimo D’Azeglio: il popolo del centrodestra, suddito e cliente di quella malapolitica che, a parole, dice di disistimare; e il popolo della sinistra, che si ostina a dividersi nonostante abbia la possibilità di fare qualcosa di propositivo, di costruttivo, dando il via a nuovi linguaggi comunicativi, a innovativi princìpi e metodi di gestione della cosa pubblica. Persino il Vaticano, per una volta, ce lo insegna: al momento, esiste un pontefice emerito e un vescovo di Roma appena eletto, perché persino la Chiesa, nella sua millenaria saggezza, è perfettamente cosciente di non potersi dividere tra un Papa e un anti-Papa tornando al medioevo, alla cattività avignonese, al feudalesimo più cupo e immobilista, a “Satana che combatte Satana”. Invece, il popolo italiano ama dividere e dividersi, distruggere e distruggersi, contrapponendo demagogo a demagogo, istrionismo a istrionismo, vendetta a vendetta. Lei ha dichiarato che noi uomini dell’intellighentia di sinistra disprezziamo il popolo che da 20 anni vota per il centrodestra. Ma si sbaglia di grosso: persone come Lucia Annunziata, la migliore delle colleghe ch’io abbia avuto modo di incontrare in questi anni di libero esercizio della mia professione, non disprezzano affatto il popolo italiano. Essi sono semplicemente rassegnati, secondo un dato di piena discendenza illuminista. Sono io - e solamente io - a disprezzare gli italiani. E ciò non è affatto un dato di poco conto, nonostante io possa rappresentare solamente me stesso, il mio lavoro, la mia professionalità, il mio personale impegno nel voler comunicare ogni giorno con i miei lettori. Odio il popolo italiano poiché lo reputo inoppugnabilmente indegno di se stesso e della propria Storia, verso cui sempre più spesso manca di rispetto. Persino un sasso è meglio di un italiano, opportunista ed egoista per definizione, gretto e irresponsabile per indole, vile e presuntuoso per vocazione, arrogante e perennemente in contraddizione con se stesso per retaggio. Un popolo che si prende per i ‘fondelli’ da solo non per autoironia, ma in quanto incapace di individuare, attraverso il proprio diritto di voto, l’esigenza di dover esprimere una degna soluzione di governabilità, una forma moderna di alternanza democratica responsabile, scevra da odi, antipatie, convenienze personali. C’è chi inneggia, per esempio, ai giudici Falcone e Borsellino dimenticando l’esponente politico, Claudio Martelli, che più di tutti si è storicamente prodigato al fine di fornire alla magistratura validi strumenti volti a contrastare le mafie e la criminalità organizzata. Un cancro, quello sì, che da sempre spadroneggia sul nostro territorio poiché protetto da secoli di omertà e sudditanza. Lei, onorevole Alfano, è un esponente politico ben contento di riuscire a ottenere il 30% dei consensi, mentre io, personalmente, mi vergognerei anche se me ne venisse offerto il 60 o il 70. Poiché mi ritroverei a dover rifiutare quella mia individuale coscienza laica che mi ha guidato sin dalla mia più lontana e infelicissima infanzia, attraverso la quale ho perennemente cercato di costruire un modello di riferimento identitario e di comportamento finalizzato a diventare un uomo che potesse, in qualche modo, distinguersi dagli altri. Io vi disprezzo e vi disistimo come il più grande ed energico dei sentimenti che riesco a provare, come la più fondata delle discriminazioni che ho potuto individuare, la principale e unica sicurezza su cui poter contare, più certa di ogni vostro Dio personale, di ogni vostro culto trascendente, nutrito da un’ira profonda e pur fredda, solidificatasi come il ghiaccio, fino a rendere ogni mia parola assolutamente gratuita e non necessaria, rappresentando pienamente la mia più totale distanza morale da ognuno di voi. E’ più facile amare un animale, una montagna o un oggetto, per me, piuttosto che uno qualsiasi degli italiani. Un popolo indegno della propria sovranità costituzionale, incapace di gestirsi autonomamente come società non dico all’avanguardia, ma per lo meno con un minimo senso di contemporaneità rispetto a se stessa e ai tempi che cambiano. Nei miei rari incontri con Claudio Martelli, uno dei pochi uomini realmente intelligenti di una nazione composta da volgarissimi inetti, egli mi chiede ogni volta: “Non scrivere che ci siamo visti, poiché io sono un uomo profondamente disprezzato”. Ma non appena questo maturo signore afferma questa frase mi viene un tuffo al cuore, poiché si tratta di una totale ingiustizia, di una sorta di ‘fine pena: mai’, il tragico esempio dell’iniquità profonda di cui è capace questo Paese per la sua totale mancanza di memoria, per il suo cattolicesimo discontinuo e incoerente, per il suo amore incomprensibile per le mere apparenze, un finto-calvinismo che diviene indulgente solo allorquando sono in giuoco le proprie personali miserie domestiche. Io non sono un puro: sono ben lungi dal dichiararmi migliore di qualsiasi altro uomo. Eppure, di fronte a me stesso, assai confortante mi appare quell’insegnamento laico e liberale di riuscire ad ammettere una manchevolezza, un qualsiasi errore di leggerezza o superficialità. Invece, la maggior parte delle persone che ci circondano, in genere evitano ogni responsabilità come il noto don Abbondio di ‘manzoniana’ memoria, per poi improvvisamente concedere un credito eccessivo al primo avventuriero di passaggio, senza minimamente tenere in considerazione l’interesse generale e il bene comune del nostro Paese. Una larga parte degli italiani ama nascondere e nascondersi, mascherare e mascherarsi, mantenendo una secolare abitudine alla dissimulazione, alla recitazione surreale, anche in argomenti su cui ci sarebbe ben poco da scherzare. Un popolo profondamente insincero, privo di autenticità, di un senso anche minimo di identità collettiva, poiché capace solamente di ‘cavarsela’ in qualche modo. Un popolo che si guarda allo specchio e non si vede nemmeno più, che chiede la collaborazione degli altri solo quando ha bisogno, per poi dimenticarsi immediatamente del prossimo non appena ogni difficoltà risulta superata. Sono tutti quanti su twitter o su facebook, ma se non vi fosse stato l’avvento di queste innovative tecnologie di comunicazione, gli italiani avrebbero senza alcun dubbio dimenticato ogni compagno di scuola, ogni collega di università, ogni commilitone incontrato durante il servizio di leva, ogni amore provato e vissuto. Un popolo di persone chiuse dentro un'armatura inutile. Medievale esattamente come le procedure feudali del modello politico-partitico che da sempre appoggia, sbandante dall’iperburocratizzazione più malata, alla totale liquidità anarchica, che richiama alla memoria certe antiche ‘compagnie di bandiera’. Lei, onorevole Alfano, detto senza alcuna acrimonia, è il segretario politico di un Partito. Eppure non riesce ad andare oltre al più ‘scialbo’ dei portavoce, un avvocato di parte di un leader in evidente declino, che non dovrebbe neanche sentire il bisogno di farsi difendere dagli altri se veramente fosse sicuro delle proprie ragioni, se sentisse in sé la certezza assoluta di non aver mai ceduto al fascino dell’adulazione, della vanagloria, della vanità più superficiale e vanesia. La superficialità può anche essere la più alta rarefazione dell’intelligenza allorquando evita percorsi eccessivamente impervi, soluzioni cervellotiche, percorsi di basso profilo. La superficialità di uno slogan, per esempio, può trasformarsi in un’idea dai forti contorni qualitativi, ma solamente quando essa è mossa da autentico altruismo politico, da un senso totalmente disinteressato di misericordia nei confronti dei cittadini. Altrimenti, essa declina invariabilmente in superbia. Quella superbia che risulta dipinta sui vostri volti da almeno 20 anni e che nemmeno chi, in passato, ha desiderato processare i democristiani sulle piazze aveva mai riscontrato nei propri avversari politici. Voi ragionate in base a schematismi edonistici ormai superati: vorreste tutti assomigliare a un Craxi, ma nessuno di voi ne vale un’unghia; vorreste rappresentare il qualunquismo raffinato e colto di Giulio Andreotti, ma non ne possedete minimamente lo spessore culturale; vi lasciate andare a forme di intimidazione psicologica dettate solamente da squallide destrezze acquisite nel tentativo, disperato e truffaldino, di rubare un minimo di personalità a un comico di passaggio, o a qualche teatrante di strada. Vivete tutti di sguardi fermi, di analisi statiche, di fotografie ottocentesche, di meri atteggiamenti carichi soltanto di dolore e insoddisfazioni che mai riuscirete a rielaborare o a metabolizzare, poiché non ne avete gli strumenti morali e umani. Ed è per questo che vi compatisco.




Direttore responsabile del mensile 'Periodico italiano magazine' e dei siti di approfondimento www.laici.it e www.periodicoitalianomagazine.it
Lascia il tuo commento

Roberto - Roma - Mail - martedi 30 luglio 2013 5.32
Un articolo molto ispirato, di grande spessore morale. Grazie Vittorio: sei un grande quando vuoi.
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - mercoledi 20 marzo 2013 11.20
RISPOSTA AL SIG. MARIO: il fallimento non è mio, ma totalmente vostro. E accusare un giornalista di avere una visione ideologica solamente perché fa riferimento a delle categorizzazioni culturali ben precise, tra l'altro discendenti da elementi di rifeirmento 'manzoniani' dalla relativa matrice cattolico-liberale, significa che i qualunquisti siete voi, come storicamente dimostrato in più occasioni. Io sono un giornalista con una formazione professionale ben precisa, di cui voi lettori sapete poco o nulla e su cui, dunque, non avreste nemmeno titolo per poter giudicare. Ma piuttosto che ammettere come non vi sia più un minimo criterio di professionalità e di meritocrazia in questo Paese si preferisce accusare gli altri, in particolar modo chi vi sbatte in faccia la verità, come ha fatto la collega Annunziata. Dobbiamo forse blandirvi alla ricerca di successi personali? Mi dispiace, il nostro compito è esattamente all'opposto: quello di dirvi chi siete e cosa siete, svolgendo un ruolo da servizio pubblico, anche se voi vi sentite spaventati da questo, dimostrando tutte le vostre frustrazioni proprio nei confronti di quei giornalisti - né intellettuali, né intellettualoidi - che vi dicono in faccia le cose come stanno! Per mentalità, siete una monarchia mancata. E ciò si vede proprio dal masochismo che dimostrate nel non ammettere come il fallimento sia tutto vostro, della vostra allergia alle responsabilità personali, al vostro cercare sempre un 'parafulmine' su cui scaricare ogni colpa. Il qualunquista è lei e solamente lei, che non si rende conto di fare la classica figura del 'bue' che dà del cornuto all'asino. Faccia pure, se ciò le serve per sentirsi la coscienza a posto: io continuerò a ricordarle che per essere un buon italiano bisogna essere anti-italiani... VL
Cristina - Milano - Mail - mercoledi 20 marzo 2013 11.5
Senza entrare nel merito della Annunziata, che non stimo come giornalista e di cui non amo il modo di fare e di porsi, e di Alfano, che non stimo come politico, lei ha scritto un bellissimo spaccato di storia socio-politica vissuta in prima persona. Inoltre, lei ha ragione su un punto cruciale: direi che oltre ai Don Abbondio sono sempre più imperanti i famosi "crocchi" manzoniani....
mario - ravenna - Mail - mercoledi 20 marzo 2013 10.50
Dopo questo articolo penso proprio che il problema di questa Italia non sia l'italiano ma l'intellettuale. Questo intellettuale (intellettualoide) che dovrebbe essere sopra le parti del qualunquismo ne è imbevuto invece come un biscotto nel latte. Ed è recidivo! Nonostante il popolo si trovi in un momento difficile della sua libertà e esistenza fisica, cosa fa il giornalista che si reputa il portavoce di verità e di rettitudine? Scrive un articolo che aumenta l’odio di una parte degli italiani. Getta benzina sul fuoco pensando di esorcizzare le proprie frustrazioni di sentirsi disarmati di fronte alle difficoltà? Siamo tutti cretini? Non guarda di spegnere l’indegna figuraccia dell’Annunziata per abbassare i toni di un paese già logorato dal conflitto dell’antiberlusconismo e tra quelli che si schierano a dx o a sx. La responsabilità di questo immobilismo non parte proprio da incomunicabilità che l’intellettuale costruisce appositamente nel segno di una ideologia? Abbiamo bisogno di concretezza non di fango! Per la stima che ho in quello che leggo in questo blog, dove si evidenzia straordinarie capacità di elevarsi rispetto alla media degli intellettuali, vorrei sentire forza e rispetto per il rinnovamento, il cambiamento e non per abbassarsi nel qualunquismo della critica ma nel mettere al servizio del bene comune il suo pensiero forbito ed efficace così come nell’offendere l’esistenza di se stesso come italiano. Mi creda che questo atteggiamento supponente arriva a noi comuni mortali come se l’intellettuale fosse l’eletto (autoeletto), unto dal “Signore”. Si può comprendere la disperazione del fallimento del pensiero politico che non ha garantito quel ruolo importante che doveva essere strumento per risolvere problemi di una società allo sbando con perdita di molti valori. Invece questa disperazione acuisce la cecità e il prosciutto nelle orecchie. Proprio di quegli intellettuali che se la fanno e se la raccontano. Come nel mondo universitario. Aimè invece di piangervi addosso fate qualcosa per tirarci fuori da questo pantano!. Irresponsabili…. Prendete appunto esempio da questo nuovo “Francesco”.!
Beatrice - Terricciola (Pi) - Mail - martedi 19 marzo 2013 16.55
Sono pienamente d'accordo!!!!!!!!
Alice - Roma - Mail - martedi 19 marzo 2013 16.27
Io non credo che si possa fare di tutta l'erba un fascio, proprio perchè ho vissuto, anche se molto giovane, la politica vera, quella di Martelli, Craxi ed anche di emeriti sconosciuti che hanno ricoperto qualche volta il ruolo di Senatore, ma che io amavo particolarmente perchè profondi, altruisti e degni degli incarichi che hanno avuto, anche se non appartenenti al mondo socialista, certo è che non tutte le colpe sono della politica, ma anche del popolo italiano che ha permesso che il degrado diventasse il sine qua non della propria vita e della società. Non condivido Alfano, ma nemmeno mi piacciono i toni della Annunziata, preferisco la moderazione nel linguaggio, sopratutto in tv. Anche la sinistra spesso sbaglia, perchè mossa da rabbia e rancore, e questo è innegabile, nessuno penso abbia le capacità della sinistra di Craxi, stiamo vivendo un periodo molto delicato, sarebbe giusto smorzare i toni e ritornare davvero a fare e parlare di politica come una volta, forse così si uscirebbe da questo stallo mortale che deprime anche il più ottimista degli uomini.
Sergio - Italia - Mail - lunedi 18 marzo 2013 11.45
L'ultimo
dei grandi italiani antichi
e il primo dei moderni
il pensatore
che de' romani ebbe la forza
de' comuni la fede
de' tempi nuovi il concetto
il politico
che pensò e volle e fece una la nazione -
irridenti al proposito grande i molti
che ora l’opera sua abusano -
il cittadino
che tardi ascoltato nel 1848
rinnegato e obliato nel 1860
lasciato prigione nel 1870
sempre e su tutto dilesse la patria italiana
l'uomo
che tutto sacrificò
che amò tanto
e molti compatì e non odiò mai
GIUSEPPE MAZZINI
dopo quarant'anni d'esilio
passa libero per terra italiana
oggi che è morto

o Italia
quanta gloria e quanta bassezza
e quanto debito per l'avvenire
G. CARDUCCI
Nel ricordo di un Grande, che nessuno può rinnegare ma molti seguitano ad obliare, quando smetteremo di odiarci e disprezzarci e impareremo ad amarci e a compatirci l'un l'altro?


 1