Massimo FilipponiIl quartiere romano di Tor Bella Monaca è considerato, a torto o ragione, una ‘city limit’, o anche una ‘zona franca’, quasi una vasca di emarginazione buona solo come serbatoio elettorale, oppure da spolpare in una speculazione urbanistica selvaggia, o con la più bieca forma elemosinante di finto assistenzialismo da corruttela. Ciò che invece è palese all’interno del suo territorio - e che non viene mai detto, bensì sottaciuto, da media e realtà  istituzionali - è invece la grande voglia della popolazione, dei giovani, degli artisti, delle associazioni locali, di organizzarsi, crescere, creare, partecipare e decidere la vita del quartiere e non solo. Ben presto faranno chiudere il Teatro ‘Tor Bella Monaca’, dandolo in pasto a società  nate sulla carta, non della zona, senza un vero appeal culturale, ma create solo per far vincere predestinatamente bandi che servono a spartirsi la carne finanziaria attorno all’osso. Non si racconta mai che a Tor Bella Monaca operano associazioni composte da grandi artisti che creano e producono ogni giorno; nessuno sa che c’è la prima accademia teatrale tutta al femminile di Roma; nessuno fa sapere che esistono scuole professionali riconosciute come l’Upter; nessuno sa che è stato creato il primo centro di psicologia, tutta basata sul volontariato della zona, che si occupa di assistenza ai cittadini che vivono condizioni di disagio, violenze domestiche e quant'altro, menzionato anche in tesi universitarie sia in Italia, sia all’estero; nessuno sa di eventi settimanali, di iniziative sociali e culturali che raccolgono più di cento persone a serata, nonostante in concomitanza vi fosse il festival di Sanremo. Tuttavia, il teatro di Tor Bella Monaca viene dato ‘in pasto’ a vacui nomi esterni, non del territorio. Nessuno sa che molti giovani universitari di Tor Vergata fanno riferimento alle associazioni di Tor Bella Monaca per i loro studi e progetti; nessuno sa che sotto una torre di Tor Bella Monaca c’è un teatro ‘off’ da 70 posti, sempre pieno ogni sera, in cui registi, attori e artisti si confrontano e mettono in scena o fanno laboratorio. Tutto ciò non si deve sapere. Nessuno sa che il quartiere viene frequentato da scrittori noti, registi, musicisti, grossi nomi del giornalismo romano; che c’è una grande sete di cultura, arte, confronto, espressione, lavoro e che questo rappresenta una ricchezza che potrebbe diventare anche una ricchezza di lavoro. Nessuno lo sa e non si deve sapere: gli abitanti di Tor Bella Monaca debbono essere i ‘bamba’ da colonizzare, da visitare in cerca di consensi, coloro ai quali, come massima espressione ed esempio culturale, viene portato in visita fugace Silvester Stallone a dichiarare: “Vi amo, io come voi”! Nessuno lo sa. Ma una cosa la dovete sapere, cari sapienti amministratori: presto sarete voi a chiedere ai cittadini di Tor Bella Monaca: “Cosa dobbiamo fare? Insegnateci”.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio