Cristiana ZarneriIl 40 per cento degli studenti delle scuole medie inferiori è dedito al gioco d’azzardo. Il dramma principale è il dato dell’età, che si è abbassata notevolmente negli ultimi anni: in precedenza, i dati facevano riferimento ai giovani delle medie superiori, ora siamo scesi a quelle inferiori. Un ragazzo su tre dichiara di spendere intorno ai 25 euro a settimana per il gioco d’azzardo: si scommette sul calcio, col gratta e vinci, ai videopoker, sulle corse dei cavalli e così via. Muniti di penna, giornale sportivo, foglio-quote delle partite, i nostri ragazzi si addentrano nella ricerca dei soldi facili per comprare l’ultimo modello di cellulare o le scarpe di moda. Spesso, tra le pagine dei libri di testo, in classe, tengono la stampata delle quote. E il tempo dedito allo studio diventa addirittura minore di quello dedicato al gioco d’azzardo. Dunque, i soldi ‘facili’ fanno gola e subentra la pulsione irrefrenabile per il gioco. Dediti alla cosa sono per lo più i ‘maschietti’ (52,6%) sedotti da gratta e vinci, videopoker, scommesse sportive e, ultimamente, dal ‘Win for life’, gioco che sta spopolando. L’indagine, condotta dall’associazione Codici, ha confermato questi preoccupanti dati: basta entrare in una qualsiasi sala scommesse per accertarsi con i propri occhi. Il ‘bello’ è che i minorenni non potrebbero scommettere. E allora ci chiediamo: perché spesso chi raccoglie le puntate ‘chiude un occhio’? Bisogna fermare anche questo tipo di sciacallaggio morale. Cesare Guerreschi psicoterapeuta e presidente della Stipa (Società italiana di intervento sulle patologie compulsive) parla di attrazione per i soldi facili. Noi condividiamo tale diagnosi ma pensiamo, soprattutto, a una mancanza di valori e di ogni etica educativa, alla mancanza di strutture alternative. C’è anche da dire (e ciò, forse, è ben più grave) che il gioco porta anche alla dipendenza da alcol e droghe. Urge, pertanto, un intervento di famiglie e istituzioni.


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