Clelia MoscarielloL’Italia è da sempre considerato il ‘Belpaese’, per il suo clima, ma anche per la cultura. Purtroppo, in quest’ultimo periodo di crisi anche la cultura ne risente per i tagli che sono stati effettuati in questo settore, privando questo Paese di ciò che, molto probabilmente, ha di più bello. Nonostante ciò, la cultura e il mondo artistico non si è fermato affatto: come un motore crea nuovi stimoli e ci trascina oltre la realtà, spesso per riflettere o per evadere da essa, a volte invece  per portare alla luce i problemi, le situazioni, talvolta proprio la crisi che tutti noi stiamo vivendo. In questa fase di transizione, dove spesso ci sentiamo persi e disorientati, l’arte ci illumina, apre nuove prospettive, ci porta verso nuove realtà. Del resto, questo è da sempre il suo compito. Nell’ambito del cinema italiano, ci siamo chiesti quali fossero le nuove tendenze, quale il contesto in cui oggi si muovono i registi emergenti. Abbiamo visto film al cinema tratti da libri, come ‘La solitudine dei numeri primi’ di Saverio Costanzo; oppure la pellicola nelle sale in questi giorni ‘E’ stato il figlio’ di Daniele Cipro, che sta riscuotendo un grande successo di pubblico; altri in stile documentaristico come ‘L’estate di Giacomo’ del regista esordiente Alessandro Comodin, per gusti più sofisticati in cui si apprezzano i silenzi: altri ancora che sono invece orientati verso le realtà dell’estero, che molte volte conosciamo davvero poco. A tal proposito, per avere una visione generale e per conoscere l’opinione di una persona del campo, abbiamo intervistato Ugo Di Fenza, giovane regista emergente napoletano, laureato in lingua e letteratura giapponese all’Università ‘L’Orientale’ di Napoli con tesi intitolata: ‘L’immaginazione rivoluzionaria di Terayama Shuji’  presso il corso di lingue e letterature comparate. Ugo Di Faenza ha studiato anche un anno all’Università giapponese ‘Tokyo university of Foreign studies’. Tra  il 2000 e il 2009 ha frequentato vari corsi teatrali, fra cui il ‘Teatro Elicantropo’ di Carlo Cercielloche e il corso di regia della ‘Pigrecoemme’. Oggi fa il fotografo e il videogiornalista per ‘Napoli urban blog’ e si definisce un “videomaker  free lance”. Nonostante gli impegni di studio, egli ha sempre coltivato la passione del cinema e ha partecipato a numerosi concorsi, vincendo molti premi (primo premio Tim ‘You the mobile journalist’; premio intermedio ‘Ariel’ con il video ‘La tomatina’; premio maggiori visualizzazioni ‘Prep Coswell’ con ‘Cosa vi irrita?’; il premio ‘Le città del festival’ presso il ‘Napoli teatro festival’; infine, terzo classificato al concorso ‘Le città d’estate’, organizzato dal quotidiano ‘la Repubblica’. Abbiamo dunque deciso di incontrarlo per chiedergli quali fossero le nuove tendenze del cinema italiano, quanto è critica oggi la situazione per chi vuole fare il mestiere di regista, quale rapporto esiste con le nuove tecnologie e qual è il rapporto tra i concorsi e le case di produzione. Ugo Di Fenza non è stato affatto disfattista, ma ha voluto sottolineare le molte ‘pecche’ di un ambiente che lascia poco spazio ai giovani, nonostante il notevole fermento.

Ugo Di Fenza, quali sono le nuove tendenze del cinema emergente italiano? Dove ci stiamo dirigendo?
“Tendenze? Non credo che il cinema italiano abbia una vera e propria tendenza. In Italia vengono prodotti pochissimi film ed è quindi difficile intuirne la tendenza. Sono anni, purtroppo, che a parte gli exploit di Crialese, Sorrentino e Garrone, il cinema italiano si perde fra ‘cinepanettoni’ e ‘commediole’ adolescenziali”.

Quali sono le tematiche affrontate attualmente dai registi esordienti?
“Non credo nemmeno ci siano delle tematiche che si affrontano più spesso: non c’è un vero e proprio ‘borsino’ degli argomenti. In ogni caso, colgo l’occasione per segnalare la quasi totale assenza di film con tematiche surreali, a parte del caso de ‘L’ultimo terrestre’ di Gianni Pacinotti. Di quest’anno mi ha colpito soprattutto il rilancio nei cineclub di un vecchio film ‘semiamatoriale’ intitolato ‘Dorme’, dell’allora diciottenne Alex Puglielli: un esempio lampante di quanto il cinema italiano con delle buone idee potrebbe andare molto lontano”.

Le tecnologie attuali in che modo influenzano il cinema ‘nuovo’? E che rapporto hai tu con esse?
“Le tecnologie di buona qualità e a buon mercato stanno rivoluzionando soprattutto la ‘creatività dal basso’. Nel mio caso, che appartiene proprio a quest’ultima categoria, utilizzo una ‘reflex’ digitale con cui giro sia i servizi giornalistici, sia gli ‘spot’ e che mi permette, naturalmente, anche di fotografare. La qualità video che si può ottenere con un reflex pensata per il mercato fotografico era qualcosa di inimmaginabile, fino a pochi anni fa, per un consumatore ‘amatoriale’. Con una ‘reflex’ si ha la possibilità di intercambiare le ottiche e di ottenere svariati effetti creativi. Grazie a quest’epoca di ‘boom’ di attrezzature alla portata di tutti, i sogni di qualsiasi ostinato ‘videomaker’ diventano realtà”.

C’è spazio, secondo te, per i registi emergenti in Italia? E che rapporto sussiste tra i Festival e le case di produzione di film?
“Credo che lo spazio da conquistare oggi non sia più il cinema, ma il web. Il cinema, ossia il circuito delle case di produzione e di distribuzione in sala, è detenuto da pochi grandi, fra cui Medusa, che fa capo a Mediaset. Questo sistema sicuramente appiattisce le proposte emergenti, a favore dei soliti noti…”.

Non disdegni la pubblicità, dato che hai girato un video promozionale: cosa pensi del linguaggio pubblicitario? E’ quel che vorresti fare da ‘grande’?
“Non disdegno nulla, in quest’epoca di crisi: sono un ‘videomaker’ a tutto tondo e mi piace sperimentare sempre nuovi linguaggi. Lo spot è davvero un mondo a parte e la velocità con cui bisogna trasmettere il messaggio è una sfida eccitante. Questa poi è l’epoca del crowdsourcing,  quindi sono stato agevolato da questo punto di vista. Le aziende di tutto il mondo stanno adottando questo nuovo modo di farsi pubblicità, affidando a utenti semplici i propri progetti pubblicitari”.

Hai vinto molti premi e partecipato a più concorsi: parlaci della tua esperienza...
“Ho partecipato ad alcuni concorsi pubblicitari organizzati da marchi come Tim, Ariel e Coswell e, per fortuna, ho avuto tanti riscontri positivi. Vincere premi mi permette di continuare a perseguire il sogno di essere un ‘videomaker freelance’ di successo. Decidere da soli cosa poter girare dà un vero senso di libertà creativa. Fare tanto ti permette di sperimentare e di crescere. Uno degli elementi importanti di quest’avventura è sicuramente la ‘squadra’. Il processo creativo è pieno di insidie e ha bisogno di sostegni morali e tecnici. Molti dei miei ‘spot’ sono stati realizzati insieme al grafico Alessandro Giacobelli, al compositore Francesco Sabatini e al giornalista Carlo Maria Alfarano”.

E per il futuro?
“Per il futuro mi piacerebbe realizzare un video ispirandomi a un autore tanto caro ai miei studi orientali: Terayama Shuji”.




Link di alcune opere di successo di Ugo Di Fenza:

http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DW1wE7B4Bom0&h=cAQFLHb_K

http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3D6cLaeRM2qkU&h=cAQFLHb_K


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