Massimo FilipponiAl di là delle scelte preelettorali e di una necessaria organizzazione con proposte e programmi da proporre alla gente, al popolo, crediamo che, come qualsiasi periodo epocale in cui si sia dato il via a cambiamenti e a spinte innovative, in questo periodo più che mai un segnale forte, che parta dal basso, debba esserci. Che si attenda un cambiamento, o una soluzione a tale stato di crisi come un evento ottriato, concesso dall'alto, riteniamo sia atteggiamento inutile e, di più, dannoso per le fasce deboli, per il popolo, per lo Stato. Per noi che non siamo certo dei propugnatori di filosofie attendiste, né di pacifismi nichilisti, pur lottando per la pace, in questo periodo più che mai ha una valenza forte, pesante, veritiera, la frase che Ghandi disse quando venne convocato dalla dirigenza della classe borghese indiana e dallo stato maggiore occupante inglese: “Signori, voi parlate di grandi temi, di grandi cambiamenti futuri, di un futuro che verrà di progresso, ma noi ci dimentichiamo che questa sera la gente dovrà dar da mangiare alle proprie capre”! Ecco, questi sono i tempi che stiamo vivendo, questo lo stato attuale in cui siamo, dove il rapporto tra la stragrande maggioranza, resa invisibile dai nostri media, che si ritrova nell'incertezza e nella disoccupazione, sopravvive grazie a pensionati ancora presenti nelle famiglie. Lavoratori vengono licenziati nell’ordine di centinaia al giorno. E la nostra classe politica e governante è pressoché identica alle dinamiche che erano presenti in India all’epoca. Per questo crediamo urgente un’azione pacifica, ma immediata: non sono più tollerabili gli atti disperati, oramai nell'ordine di uno a settimana, di lavoratori che regalano la loro vita e governanti che passano sopra le loro ceneri. Crediamo sia ora che tutti i disoccupati, tutti i lavoratori licenziati, i cassintegrati, i giovani e i meno giovani, muniti del loro libretto di lavoro, si uniscano, scendano insieme, tutti, in un grande luogo, a Roma o vicino Roma, e inizino a far sentire la loro voce, chiedendo risposte immediate, affinché si crei una sezione ministeriale d'emergenza che si prenda carico, nell’immediato, di provvedere a questa emergenza, che si creino posti di lavoro con funzione sociale, che lo Stato stampi se non ha liquidità, carta spendibile come ‘credito sociale’ se non si vuole che il popolo dia l’assalto ai moderni ‘granai’, banche e depositi finanziari, non essendoci più il grano valente come moneta. Che il popolo tutto si faccia carico di essere solidale verso queste lotte, perché è vantaggio anche di chi ha di che vivere, che viva chi non ha possibilità, in quanto se si continua così, chi ora ha, entro breve, siederà tra coloro che non avranno. Che si organizzino collegamenti con il mondo della cultura e dello spettacolo come appoggio per veicolare il nostro messaggio di disperazione. Ma, di più, che si crei un consenso tra tutti coloro che, in Europa e nel mondo, vivono questo stato di cose.


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