Clelia MoscarielloFranco Forte, giornalista, traduttore, sceneggiatore, oltre che editor delle collane edicola Mondadori (Il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo) ha pubblicato i romanzi Roma in fiamme, I bastioni del coraggio, Carthago, La Compagnia della Morte, Operazione Copernico, Il figlio del cielo, L’orda d’oro – da cui ha tratto per Mediaset uno sceneggiato tv su Gengis Khan – tutti editi da Mondadori, e La stretta del Pitone e China killer (Mursia e Tropea). Per Mediaset ha scritto la sceneggiatura di un film tv su Giulio Cesare e ha collaborato alle serie RIS – Delitti imperfetti e Distretto di polizia. Direttore della rivista Writers Magazine Italia (www.writersmagazine.it) e di Romance Magazine (www.romancemagazine.it), Franco Forte ha pubblicato inoltre con Delos Books: Il prontuario dello scrittore, un manuale di scrittura creativa per esordienti giunto alla settima edizione. ‘Il segno dell’untore’ (Mondadori, in libreria dal 17 gennaio 2012) è il suo ultimo ‘thriller storico’ ambientato nella Milano del 1576, all’epoca della grande peste bubbonica, che ha per protagonista il notaio criminale Niccolò Taverna alle prese con un giallo da risolvere. Lo abbiamo incontrato al fine di approfondire gli interessanti temi culturali di questa sua nuova pubblicazione.

Franco Forte, di cosa tratta il suo libro realmente? Ha un messaggio da trasmettere?
“Il romanzo è prima di tutto un’opera di intrattenimento, visto che si tratta di un ‘thriller’. Se devo trovarci un messaggio è semplicemente quello della memoria, perché la nostra storia, del nostro Paese e delle nostre città, non deve essere dimenticata. Milano è stata una città importante per secoli, un vero e proprio crocevia europeo per raggiungere l’oriente. E io vorrei provare a descriverne alcuni aspetti poco noti come, per esempio, il lavoro dei notai criminali nel 1500. E poi gli usi, i costumi, le difficoltà quotidiane in un periodo così tormentato della nostra storia”.

Lei descrive in modo particolareggiato ed estremamente dettagliato il modo in cui si viveva nel ‘500 e ne fa una ricostruzione storica esemplare: come si è documentato a tal proposito e cosa l’ha spinta ad ambientare il suo ultimo romanzo nel 500? Cosa l’affascina di quel periodo, dato che anche ‘I bastioni del coraggio’ era ambientato nella Milano del 1500?
“Mi affascina tutto di Milano, la mia città, e della sua storia. Che non è certo conosciuta come quella di altre città italiane, come per esempio Roma, Firenze o Venezia. Eppure, il 1500 è stato un periodo intenso non solo per il Ducato di Milano, ma per tutta l’Italia che andava formandosi. E figure di prima grandezza come Carlo Borromeo ne hanno illuminato a sprazzi momenti che, altrimenti, sarebbero stati torbidi e dominati da malattie, carestie e pestilenze. Tutto materiale, naturalmente, molto interessante per uno scrittore. Da oltre venti anni studio e mi documento sul passato di Milano e, adesso, comincio a mettere ‘nero su bianco’ le suggestioni che mi sono derivate dalle mie lunghe ricerche”.

Tra il suo ruolo di scrittore e quello di sceneggiatore, molte sue opere possono essere definite del genere ‘thriller’: come mai si ritrova in questo ‘filone’?
“In realtà, il genere che mi è più congeniale e in cui più mi sono cimentato è quello storico in generale. Il ‘thriller’ è comunque un genere di ‘fiction’ (termine che uso per comprendere la narrativa, ma anche il mio lavoro per la televisione) che ben si presta all’intrattenimento di massa. Quindi, con ‘Il segno dell’untore’ ho voluto, per la prima volta, unire la mia passione per il romanzo storico e la ‘crime story’ in un unico romanzo, che potesse trasmettere queste suggestioni al lettore in un unico processo di coinvolgimento”.

Ci parli del protagonista del suo ultimo romanzo: chi è davvero Niccolò Taverna?
“Niccolò Taverna è l’esponente di una categoria di magistrati realmente esistiti nel 1500 milanese: i notai criminali, l’equivalente di allora dei commissari di polizia di oggi. Indagavano su casi di omicidio e ruberie. E sfruttavano tecniche investigative davvero all’avanguardia, che ho documentato nei miei anni di ricerche e che mi consentono di dar vita a una figura completamente nuova, originale e innovativa di investigatore, come non ne se era mai scritto prima”.

‘Il segno dell’untore’ apre il 2012 per la collana ‘Omnibus italiani’: cosa pensa di questa iniziativa?
“Non è solo il primo titolo ‘forte’ degli ‘Omnibus Mondadori’, ma il primo tentativo di offrire ai lettori un prodotto della massima qualità, sia come contenuto, sia come confezione, a un prezzo molto ribassato rispetto ai vecchi standard della collana, che si aggiravano su una media di 20 euro (‘Il segno dell’untore’ costa 15 euro). L’idea, che approvo, è quella di venire incontro all’esigenza di risparmio del pubblico, ma senza svalutare i testi e gli autori, per offrire sempre il meglio alle migliori condizioni possibili”.




(intervista tratta dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)
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