Vittorio LussanaMentre alcuni nostri bravissimi artisti, come gli amici del gruppo ‘Residui di teatro’, sono costretti a ‘girovagare’ per il mondo per poter lavorare in base a criteri di serietà e di effettiva qualità professionale, qui da noi siamo ormai alla 12esima edizione di quella devastante calamità mediatica denominata ‘Grande Fratello’. Chiarisco sin da subito che nutro, nei confronti di questo programma, la più profonda disistima: l’avvento del cosiddetto Gf ha infatti generato tutto un ‘filone’ di ‘reality show’ televisivi i quali hanno proposto personaggi professionalmente poco qualificati, fotografando non solo l’analfabetismo qualunquistico degli italiani, bensì una nuova metodologia di matrice fondamentalmente reazionaria che, attraverso l’inganno della facile opportunità offerta a qualche gruppo di giovani ‘disperati’, ritiene di potersi fregiare del merito di aver saputo imporre personaggi ‘diversi’, schiettamente innovativi, più vicini alla realtà popolare. In verità, questo genere di operazioni mediatiche non fanno altro che ribadire l’ormai antico e assai scorretto metodo dello ‘scavalcamento’, del ‘bypassare’ le questioni (orripilante inglesismo tanto amato da certi manager ‘cialtroni’ di una ben precisa piccola borghesia milanese) anziché cercare di far comprendere la necessità di dover affrontare ogni problema in tutti i suoi distinti ‘livelli’ di difficoltà; oppure, esse sono tese a riproporre (a ‘recuperare’, come si è soliti dire nel ‘gergo’ degli ambienti televisivi) degli autentici ‘c’era una volta’ che il mercato - il quale ogni tanto, grazie al cielo, reagisce in forme felicemente selettive - aveva brutalmente espulso dai circuiti artistici e professionali. L’origine di una simile reazione sta nell’evidente complesso di inferiorità del populismo moderato italiano, in quel gran ‘corpaccione’ di accidia, cinismo e totale ‘becerume’ storicamente rappresentato prima dal fascismo, poi dall’Uomo Qualunque, dopo ancora dalla peggior Democrazia Cristiana e, infine, dal ‘berlusconismo’. Davvero non si comprende perché dei giovani ‘sprovveduti’, totalmente ‘grezzi’ nella loro preparazione didattica e culturale - eppure desiderosi di intraprendere un’attività artistica qualsiasi senza averne alcun titolo - anziché impegnarsi in una lunga e dura ‘gavetta’ che li porti a far tesoro dei rudimenti essenziali di alcune complicate professionalità (attore, interprete, conduttore televisivo) debbano avere l’opportunità di poter ‘saltare’ ogni tipo di formazione ed essere proposti alla ribalta del pubblico. Al contempo, non si comprende affatto come mai tantissimi giovani attori emergenti, alcuni dei quali assai talentuosi, siano invece costretti a farsi un ‘mazzo’ grosso come una casa nei teatri più ‘scalcagnati’ del nostro Paese, nelle fiere di borgata, nelle sagre del carciofo, nelle ‘infiorate’ strapaesistiche: perché tutto questo? Perché imporre in televisione degli emeriti deficienti, che non sanno proprio far niente? E perché andare a ripescare delle ‘carampane’ o dei ‘finti vip’ tra le ragnatele del ‘Gilda’, un mondo di tristezze e di profumi ‘borotalcati’, di volti rifatti e di ‘mummie preistoriche’, di ‘dinosauri impazziti’ e di ‘puttanoni stralunati’? Perché? Non avrebbe più senso, a questo punto, chiedere all’amico Riccardo Schicchi - un uomo che, oggi, sente moralmente dentro di sé il grande peso della dolorosa vicenda di Moana Pozzi, il personaggio che, negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, ha saputo veramente prendere per i ‘fondelli’ il paganesimo provinciale di molti ambienti ‘goderecci’ tramite una pornografia sfacciata e disinvolta, insomma la persona che ha avuto il coraggio di scoperchiare tutto il ‘calderone’ delle più profonde ‘patologie sessuali’ degli italiani, denunciando la mentalità ‘fallocratica’ e maschilista della nostra società - di proporre un bel ‘reality erotico’, in grado di portare alla ribalta le sue, spesso graziose, ragazze di ‘scuderia’? Si tratterebbe, in fondo, di un programma assai meno ipocrita, culturalmente appropriato nel porre in chiara evidenza un’audience televisiva che si aggrappa miserabilmente al ‘voyerismo’ più morboso, alla sublimazione più onanista. Tutto sommato, le ragazze di Schicchi imparano l’arte, ma non la mettono da parte. Oltre a chiarire, finalmente, come questo Paese abbia sempre applicato la ‘doppia morale’ del cattolicesimo ‘ritualista’ in pubblico e degli ‘sghei e osei’ in privato. Diciamocelo ‘fuori dai denti’: la verità più brutale è che il mondo della nostra produzione televisiva necessita anch’esso di un autentico ricambio generazionale, in ogni genere di professionalità, anche nel mondo degli autori o nei settori delle cosiddette ‘produzioni creative’. Le prime edizioni del ‘Grande Fratello’ offrivano, quanto meno, alla visione del pubblico, personaggi caratterizzati da una sincera spontaneità, evidenziandone realisticamente pregi e difetti, riuscendo in qualche caso a ‘fotografare’ alcune ‘figure’ effettivamente esistenti nel nostro variegato e multiforme panorama popolare: il ‘bullo’ palestrato, la ‘gatta morta’, la ragazza ‘sportiva’ ricca di solidi valori morali, la ‘trucidona furiosa’, il capriccioso figlio di benestanti e così via. Ma i ragazzi che oggi partecipano a questo show hanno ormai avuto modo di studiare atteggiamenti e strategie di comportamento, interpretazioni e finzioni palesemente ‘clonate’ dalle edizioni precedenti. La qual cosa evidenzia l’esigenza di un vero e proprio ‘stop’ del Gf, poiché tale show non può più proporre nient'altro che forzature, distorsioni, bugie, messaggi socialmente devastanti. Ormai, il Gf non rappresenta più una trasgressione di luoghi comuni e vetuste convenzioni sociali, bensì è diventato un'autentica ‘caciara’ a telecamere accese. Io capisco che questo ‘vuotismo’ di massa abbia tratto origine dalle sofisticate menti di Gianni Boncompagni e Antonio Ricci, i quali, da bravi comunisti irrequieti, hanno sostanzialmente dato ‘in pasto’ al pubblico le loro ‘Lolite’ eroticamente acerbe o certe ‘stangone’ con le ‘tette rifatte’ al fine di ‘sbattere in faccia’ al maschilismo nostrano quell’eden di sensualità che la gran parte degli italiani poteva solamente sognare. Ma la risposta fornita da questi due autentici ‘geni’ della produzione televisiva era un giustificatissimo ‘insulto indiretto’ nei confronti del telespettatore, fin quasi a fargli percepire in presa diretta quel ‘sogghigno subliminale’ teso a esplicitare un solo e unico concetto: “Ti piace la ‘gnocca’, vero? Sia quella ‘fresca’ delle ‘chitarrine’ di Boncompagni, sia quella ‘opulenta’ e ‘discotecara’ di Antonio Ricci, non è così? Bene, fruiscine pure, perché tanto la gran parte di voi non è mentalmente in grado di chiedere, né di avere, nient’altro che questo dalla tv”. Così si tratta il pubblico! Non gli si offre, come invece fa il ‘Grande fratello’, una ‘sponda generalista’ la quale non serve ad altro che a giustificare la piattezza logica del ‘calderone’, a esaltare ogni furbizia ‘machiavellica’ rispetto a quella del duro lavoro, della devoluzione di sé, del donarsi generosamente al pubblico: in sintesi, un’etica del successo a tutti i costi! La distorsione, rispetto a Ricci e Boncompagni, nonché nei confronti delle prime edizioni del Gf stesso, appare palese. Dalla trasgressione allo ‘squallore’ totale: questa è ormai la tendenza evidente, in una cattiva, anzi cattivissima interpretazione di quel ‘bordello del pensiero’ di ‘boudeleriana memoria’ che può solo certificare la decadenza etica, morale e persino intellettuale della società italiana. E’ vero: sulla società si deve comunque intervenire. Ma la logica dello ‘specchio’ non basta più. Anche in questo, si deve saper andare oltre.


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Marina Montanaro - Milano - Mail - martedi 8 novembre 2011 15.40
Sono già tutti deficenti quando entrano..quando escono sono rincog.... totali !!!! Ma finche' c'e' gente che guarda questa tv spazzatura, tutto fa audience, nostro malgrado...
Angela Rendo - Catania - Mail - martedi 8 novembre 2011 15.36
IO INVECE PROPONGO DI METTERE A DISPOSIZIONE I SOLDI SPESI PER IL PROGRAMMA A FAVORE DI CHI HA DEI TALENTI E DI CHI VUOLE METTERSI IN GIOCO PER REALIZZARE DELLE RIVOLUZIONI CULTURALI CHE POSSANO PORTARE GIOVAMENTO A TUTTA LA SOCIETA'
Marina Montanaro - Milano - Mail - martedi 8 novembre 2011 15.34
D'accordissimo!!! PROPONGO SAW L'ENIGMISTA come conduttore.
Siana Giacomini - Treviso - Mail - martedi 8 novembre 2011 15.29
Giustissimo. Grazie, Lussana. Condivido.
Franca - Ciampino (Roma) - Mail - martedi 8 novembre 2011 15.26
Condivido.
Angela - Catania - Mail - martedi 8 novembre 2011 15.22
CONCORDO CON TUTTO E SOTTOSCRIVO.


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