Vittorio LussanaSabrina Guida è una giovane artista napoletana con alle spalle una lunga collaborazione con artisti del calibro di Peppino Di Capri, Gigi D’Alessio, Peppe Vessicchio e la sorella Valeria Guida, assai nota negli ambienti musicali partenopei. Nel 2005 si presentò al festival di Sanremo con il brano ‘Vorrei’, un buon ‘pezzo’ facente parte di una raccolta, intitolata ‘Voce Guida’, che avrebbe meritato una miglior promozione. Oggi, Sabrina vive nel viterbese dove ha fondato un’accademia musicale per giovani artisti tesa a farsi valere nei confronti di un mondo, quello musicale e dello spettacolo, totalmente ‘avvitato’ su se stesso, che stenta a individuare talenti autentici poiché orfano delle grandi ‘teste pensanti’ del passato.

Sabrina, puoi parlarci di questa tua iniziativa tesa a creare una sorta di accademia artistica per giovani musicisti?
“E’ un progetto che nasce con lo scopo di formare artisti, veri e propri performers, per prepararli a entrare a far parte del mondo dello spettacolo. Attraverso un ‘innovativo’ metodo di studio, i ragazzi potranno, già da subito, lavorare sul campo. I più talentuosi avranno la possibilità di seguire i docenti, già affermati professionisti della musica, nelle loro serate e capire, quindi, cosa vuol dire esibirsi su un palcoscenico, sia che si voglia cantare, ballare o recitare. In pratica, la mia idea è quella di ‘abituare’ i ragazzi a fare spettacolo, permettendo loro di fare esperienza e di non esibirsi solo nei cosiddetti ‘saggi’ di fine anno. Naturalmente, cercherò anche, attraverso un accurato casting per la scelta del corpo docente, di formare un team di lavoro composto esclusivamente da professionisti del settore. Quindi, per il corso di danza cercherò una ballerina, per il teatro ci sarà un attore e via dicendo…”.

Si tratta di un’idea che si inserisce nel quadro dell’attuale difficoltà delle giovani generazioni a trovare un proprio spazio professionale e di vita?
“Assolutamente sì: lo scopo principale dell’accademia è proprio quello di preparare i ragazzi e metterli in grado di lavorare sin da subito, ritagliandosi così un piccolo spazio nel difficile mondo dello spettacolo dove ormai conta molto più l’immagine che le qualità effettive dell’artista. Attenzione, però: quando dico subito, intendo dire che i ragazzi affronteranno delle tappe per me fondamentali nella crescita artistica, lavorando duramente sulla propria immagine e sul proprio talento, cose che si raggiungono solo con una lunga ‘gavetta’. Insomma, io sono dell’idea che la pratica e, quindi, il lavoro sul campo, sia molto più formativa che passare 10 anni chiusi in una stanza a fare semplicemente esercizi di solfeggio e teoria. Alla fine, su di un palcoscenico la gente s’aspetta di provare emozioni e non dà importanza al fatto che l’artista possa conoscere alla perfezione un libro di teoria e tecnica musicale”.

Perché l’arte o le attività artistiche sono così bistrattate, in Italia, sotto il profilo economico? Possibile non si riesca a valorizzare concretamente un fattore di creatività di cui l’Italia è particolarmente ricca?
“Purtroppo, tocchi delle note dolenti. In Italia, come ti accennavo prima, viviamo un epoca in cui è molto più importante quanti soldi hai o di chi sei ‘figlio’ per riuscire a farti strada. Insomma, è una vecchia storia: i cosiddetti produttori artistici non investono più un centesimo nella promozione dei nuovi progetti discografici, perché preferiscono puntare sul sicuro e non rischiare un buco nell’acqua con un perfetto sconosciuto, anche se lo sconosciuto in questione ha ‘talento’. Tuttavia, le grandi etichette, le cosiddette major, hanno creato il vuoto intorno a loro stesse praticando questa politica. Molti ragazzi, infatti, ormai lavorano ai propri progetti musicali sfruttando l’home recording, abbattendo così gli elevatissimi costi di produzione. La promozione dei suddetti lavori avviene ormai quasi esclusivamente via web,dove l’artista ha la possibilità di distribuire il proprio prodotto con pochi soldi e ricevere  dei ‘feedback’ immediati. Ironia della sorte, il web dà anche una alta percentuale di visibilità tra i cosiddetti esperti del settore, diventando così un vero e proprio trampolino di lancio per giovani artisti”.

Nella musica esiste un muro di gomma tra chi è già un artista affermato e le novità che emergono nel panorama giovanile? E perché?
“Purtroppo sì: per i giovani talenti, cantautori, autori e musicisti in generale è sempre più difficile competere con i cosiddetti ‘intramontabili’ del panorama musicale. Ormai, anche lo stesso festival di Sanremo è completamente inutile per le nuove proposte: basti pensare che l’esibizione dei giovani avviene in un orario in cui la maggior parte del pubblico dorme già da diverse ore, prediligendo l’esibizione in prima serata di alcuni ‘vecchi big’ che, a mio avviso, potrebbero anche ritirarsi, visto la scarsa e talvolta ridicola qualità delle perfomance… Come ben sai, io ho partecipato al festival nel 2005 e la mia esibizione è avvenuta all’una di notte circa: in pratica, mi sono esibita per i miei familiari. Per non parlare poi delle radio: loro usano la stessa politica, più paghi, più passi. Insomma, è una vera e dura battaglia! Tutto questo è un vero peccato, in quanto molti ‘big’ della musica sono ormai superati ampiamente, a livello qualitativo, da giovani artisti di cui spesso non conosciamo nemmeno il nome…”.

L’Italia è un Paese conservatore nella sua cultura di fondo, secondo te? Voglio dire: quando si affeziona a un Claudio Baglioni o a un Edoardo Bennato esistono solamente questi cantautori affermati e i nuovi personaggi emergono con grande fatica o eccessiva difficoltà?
“Anche in questo caso debbo rispondere di sì: è molto difficile per un giovane artista competere con i grandi nomi della musica. Baglioni è Baglioni, tanto per fare un esempio e, quindi, è molto dura, per un ragazzo che si avvicina al suo genere, farsi amare dal pubblico allo stesso modo: il paragone con l’artista originale è sempre lì, dietro l’angolo. Per non parlare poi degli organi di promozione vari, radio, televisioni e via dicendo, che non aiutano proprio i ragazzi, ma preferiscono andare sul sicuro trasmettendo i soliti ‘santini’. Tutto ciò è davvero molto triste. E poi dicono che, oggi, c’è carenza di autori e cantautori nuovi! Ebbene, questo non è assolutamente vero, anzi: ce ne sono fin troppi, alcuni anche molto bravi, costretti purtroppo a lavorare ‘nell’ombra’ o, il più delle volte, a elemosinare una piccola parte di SIAE nonostante abbiano scritto un brano nella sua interezza. Insomma, nel nostro Paese non si può vivere di sola musica, senza scendere a compromessi…”.

Parlaci di te: dopo la tua apparizione a Sanremo hai deciso di sistemare la tua vita privata, ti sei sposata e hai avuto una meravigliosa bambina. E adesso? Si torna nell’arena? Quando? E con quale prodotto?
“Beh, sì: da Sanremo ne ho fatta di strada. Purtroppo, anche io sono stata vittima della mancata, anzi inesistente, promozione del mio brano. Dopo Sanremo, il mio album ‘Voce Guida’, prodotto dalla SONY-BMG, è stato distribuito nei negozi di tutta Italia, ma non è stato speso un solo centesimo per i passaggi radiofonici. E tu sai quanto sia importante, dopo Sanremo, ascoltare il proprio brano alla radio. Ma come ti dicevo prima è sempre la solita vecchia storia: no soldi, no passaggi. Nonostante ciò, l’album, scritto e arrangiato completamente da me, mi ha dato belle soddisfazioni vendendo circa 6 mila copie. E senza aver avuto un briciolo di promozione, pensa! Poi, che dire? La mia vita privata ha preso il sopravvento, mi sono sposata ed è nata mia figlia, Valeria. Ho rimesso un po’ tutto in discussione e ho deciso di concedermi una pausa per fare la mamma. Mi sono dedicata quasi esclusivamente all’insegnamento del canto in una scuola di Napoli, dove avevo circa 100 allievi. Da circa 4 mesi vivo a Viterbo e, a settembre, aprirà la mia nuova accademia di canto e live performing: ‘Il laboratorio della voce’, un progetto che vedrà come protagonisti professionisti del mondo della musica, dello spettacolo e della televisione. Nel frattempo, sto lavorando al mio nuovo album da cantautrice: un progetto di stampo ‘two step’ alla Artful Dodger, con dei ‘featuring’ molto interessanti”.


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bruno - caserta - Mail - martedi 27 settembre 2011 17.36
quanto ho letto rispecchia senz'altro in pieno la realtà artistica, non del momento ma di sempre, ed è un vero peccato, per-
chè voci particolari-così com'è la tua-sono
davvero rare e meriterebbero tutta la
attenzione degli addetti del settore e
soprattutto dei famosi " big" per i quali
hai lavorato...ma il mondo è fatto di egoisti e bisogna farsene una ragione!
Comunque non mollare ed in bocca al
lupo per la tua nuova iniziativa. Baci
Bruno e Rosalba



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