Giorgio PrinziIl Comitato italiano per il rilancio del nucleare (Cirn) lo ha detto e ripetuto in più occasioni, con articoli, comunicati o in confronti con le tesi della controparte che, contrariamente a quanto sostenuto dai promotori del referendum in materia nucleare, l’effetto dell’abrogazione dei comma 1 ed 8 dell’articolo 5 del Decreto-legge 31 marzo 2011 n. 34, convertito dalla Camera il 25 maggio 2011, sarebbe stato solo e soltanto la cancellazione della moratoria voluta dal Governo (comma 1), oltre a rendere più agevole il formale riavvio del programma nucleare con la cancellazione dell’obbligo di consultare preventivamente enti e organismi ostici od ostili (comma 8). Nulla cambia, nella sostanza. La catastrofe naturale giapponese, con la strumentale spettacolarizzazione del danno subito dal sito nucleare di Fukushima richiedono infatti una finalizzata azione di controinformazione, che non può esaurirsi nell’immediato e, soprattutto, non può da quanti sono stati, sono e rimangono fautori dell’opzione nucleare, essere sviluppata e messa in atto senza il fattivo sostegno dell’Esecutivo. Sino a ora, il comportamento del Governo, che prima ha preso per i ‘fondelli’ i promotori dello specifico referendum cancellando le norme di cui si chiedeva l’abrogazione e, poi, ha rincarato la dose con lo sventolare il panno rosso di una formale opposizione contro la riformulazione e ammissibilità dei nuovi quesiti, una vera e propria “presa per il quorum” dei referendari antinuclearisti, è stata dal punto di vista del Cirn un esempio da manuale. Si tratta di completare l’opera con razionalità e astuzia, correttamente informando l’opinione pubblica, ma anche e soprattutto continuando a ‘menare per il naso’ gli impulsivi e coreografici avversari, sino a renderli ridicoli e del tutto innocui. Ricalcando uno slogan sessantottino non possiamo che dire: siamo solo all’inizio, la nostra battaglia continua. E sarà vittoriosa, anche perché gli effetti negativi della moratoria nucleare di fatto, anche se non più giuridica perché cancellata dall’esito del referendum, non tarderanno a farsi sentire. Più il cancro delle fonti rinnovabili si diffonde con le sue perniciose metastasi, più saranno evidenti i guasti tecnici e lo sconquasso economico da esse prodotti. Per molti aspetti viviamo in un clima di intolleranza di laica e antiscientifica religiosità animistica e panteista, che ha deificato l’ambiente selvaggio. Ma, per fortuna, non siamo più ai tempi di Galileo o in un contesto islamico da medioevo. Nessuno può costringerci a fare un’abiura. Si riportano a seguire i testi delle norme che ragionevolmente riteniamo abrogate e il parere al riguardo del costituzionalista Giovanni Guzzetta, fonte terza e non sospetta anche per il suo lungo impegno referendario, il testo della celebre abiura di Galileo Galilei.

Decreto legge 31 marzo 2011 n. 34, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 74 del 31 marzo 2011 e convertito dalla Camera il 25 maggio 2011

Comma 1°:
“Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare”.

Comma 8°: “Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei Ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell’Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali”.




Segretario nazionale del Comitato italiano per il rilancio del nucleare (Cirn)
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