Giuseppe Orsini
Riporto quanto accaduto nella seduta del 21 settembre 2010, mentre si discuteva il bilancio consuntivo 2009 della Camera. Fonte: Atti parlamentari della Camera dei Deputati. I Questori (di Montecitorio) sollecitano il ritiro di un ordine del giorno che chiede l'abolizione del "vitalizio" ai parlamentari. Il primo firmatario, Antonio Borghesi (IdV) dichiara che "l'o.d.g. non può essere ritirato. Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori dalla Camera possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. La nostra proposta è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'Inps ha creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati". Il deputato ipotizza un risparmio di 150 milioni di euro l'anno. Di seguito, la votazione. Deputati presenti: 525. Astenuti: 5 (1%). Voti favorevoli: 22 (4%). Voti contrari: 498 (95%). La proposta avanzata era saggia e da sottoscrivere. In linea con le nostre recenti critiche dei 'vitalizi' scandalosi e degli altrettanto scandalosi 'cumuli' della 'casta' (articolo dell'11 ottobre 2010 su www.movimentoelia.org). Come noto, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Ed è possibile che i proponenti e i 22 votanti a favore abbiano agito solo perché certi che la proposta sarebbe stata comunque bocciata da una valanga di voti contrari. Cosa puntualmente avvenuta: facile prevederlo. Alcuni sostenitori della proposta hanno peccato e peccano di incoerenza. Colossale. Ne citiamo solamente due: Antonio Di Pietro, presidente IdV: ex magistrato in pensione dal 1995, a 45 anni di età. Nel 1995 percepiva 4 milioni di lire lorde al mese (poco più di 2.000 euro/mese attuali) cumulandoli con lo stipendio di parlamentare oggi e col 'vitalizio' domani. Fonte: 'la Repubblica', dell'8 giugno 1997, pag. 5. Nell'agosto del 1999 'L'Espresso' aggiungeva il numero del certificato di pensione: 03167223. Sull'argomento Antonio Di Pietro fu intervistato, quando era ministro dei Lavori Pubblici, da Marco Galluzzo sul 'Corriere della sera' del 18 luglio 2007. Domanda: Un assegno vitalizio dello Stato a un quarantenne come lo racconta a un operaio? Risposta: "Mi rendo conto che ottenere una pensione in quel modo è una cosa assurda, ma era la legge di allora e non potevo certo rifiutare". Leoluca Orlando, coordinatore IdV, attualmente deputato ed ex consigliere della Regione Sicilia. Il 21 settembre era in missione, quindi assente alla votazione dell'o.d.g. sopra citato. Se presente, forse avrebbe votato a favore. Ma anche Orlando, come Di Pietro, 'cumula'. In questo caso: 'vitalizio' della 'Ars' (Assemblea regionale siciliana) e stipendio da deputato. Il 28 maggio 2010, commentando l'articolo di 'Repubblica' che lo chiamava in causa, Orlando rispondeva con una nota scritta: "La somma da me percepita dall'Ars, Assemblea regionale siciliana, è stata erogata d'ufficio, senza alcuna domanda e in base alla normativa vigente [...] Quanto al merito non posso che essere d'accordo con tutto quanto possa essere utile al taglio dei costi della politica". Insomma, gli onorevoli Di Pietro e Orlando hanno idee buone e chiare. Ma intanto cumulano. E cumuleranno! Tutto legale quanto incoerente, con firma e voto favorevole dell'o.d.g. del 21 settembre 2010. Perché non hanno rinunciato, almeno temporaneamente, a pensione e vitalizio? Ma il caso dell'onorevole Leoluca Orlano non è isolato. Altri 13 parlamentari nazionali cumulano stipendio di deputato o senatore (intorno ai 10 mila euro) e 'vitalizio'  dell'Assemblea regionale siciliana (da 3 ad 8 mila euro al mese). Si tratta di quattro ex deputati della Ars: Angelo Capodicasa (Pd), Nicola Cristaldi (PdL), Salvatore Cuffaro (Udc), Calogero Mannino (già Udc, ora Misto), nonché di nove ex assessori regionali: Vladimiro Crisafulli (Pd), Giuseppe Firrarello (PdL), Salvatore Fleres (PdL), Ugo Grimaldi (PdL), Dore Misuraca (PdL), Alessandro Pagano (PdL), Raffaele Stancanelli (PdL), Sebastiano Burgaretta Aparo (Mpa), e Fabio Granata (ex An ora Fli) che cumula lo stipendio da deputato con il 'vitalizio' (8 mila euro/mese) dell'Ars maturato a 50 anni di età. Fonte: San Marco in Lamis Web - repubblica.it del 28/05/2010: articolo  'Casta, Deputati e baby-pensionati'  a firma  Emanuele Lauria. Altri raffronti scandalosi: un parlamentare con un solo cumulo incassa tra i 15 ed i 25 mila euro mensili, più benefits vari, spesso a vita. Un parlamentare con cumulo introita mediamente 20 mila euro/mese contro i 1.200 (quando va bene) dello stipendio di un operaio o impiegato. Proporzione:  17  contro  1. Non basta: la differenza tra l'introito mensile del parlamentare tipico con cumulo e di un invalido civile è abissale: 20 mila contro 266 euro (pensione 'Inciv' dell'Inps). Incasso giornaliero (in euro): 667 per il parlamentare con cumulo contro 8,9 per l'invalido civile.  Proporzione (meglio "sproporzione"):  75  contro  1. Sono tollerabili tali ingiustizie? Per i politici lo sono al punto che spesso fanno la morale a noi cittadini, loro datori di lavoro e di 'voto'. Fino a quando?


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